Viaggiatori, non turisti

Le conseguenze della pandemia da Coronavirus ha modificato le traiettorie del turismo nel profondo, ovvero trasformando il modo stesso in cui si concepiscono le vacanze: secondo i trend del 2021, emergono nuove esigenze che richiederanno agli operatori – e alle destinazioni – una maggiore attenzione al dettaglio, per ogni singola componente dell’offerta.

Non sono poi così numerose le analisi dei trend turistici post Covid-19, soprattutto in Italia: il pericolo è dunque affidarsi a numeri poco significativi, analisi caserecce di nuovi guru o scegliere le fonti internazionali che possiamo ritenere adattarsi più opportunamente alla realtà particolare del nostro Bel Paese.
Tra queste, ci appare interessante lo sviluppo di un’analisi condotta da un’azienda produttrice di smartphone, la Oppo, che ha chiesto ai suoi esperti di validare le queries (le istanze) prodotte da centinaia di migliaia di utenti, per rivelare quali siano le tendenze di breve periodo nel settore dei viaggi.

Il dato che emerge con maggiore chiarezza è che, quando potremo tornare a viaggiare, lo faremo in modo molto diverso dal passato: le persone sono spinte dalla situazione generale di incertezza a dare un’attenzione molto maggiore al momento di progettare la vacanza. Avvertendo l’esigenza di avere il pieno controllo della situazione, a fronte di ogni circostanza, chi organizza il prossimi viaggio cerca soluzioni in grado di illustrare le proprie offerte nel dettaglio.

Il viaggio prosegue ad un ritmo sempre più lento e più dolce

Per quanto riguarda la scelta delle destinazioni privilegiate, l’Italia rimarrà probabilmente tra le prime scelte sia degli italiani – all’insegna del “turismo di prossimità” – sia dagli stranieri, che continuano a sognare un’esperienza “italianizzante” (ovvero trascorrere un periodo della propria vita, seppur breve, come un italiano).

La forbice che da tempo incide sulla scelta delle località di villeggiatura è un mix che fa leva su 2 fattori difficilmente conciliabili tra loro. Alle destinazioni si chiede di essere, contemporaneamente:

  • facilmente raggiungibili,
  • autentiche, in grado di offrire esperienze di qualità

E’ questa un’esigenza che si va affermando da tempo, da quando moltissimi visitatori hanno riscoperto il piacere (e il valore) di trascorrere il proprio tempo immersi negli infiniti motivi di bellezza del nostro Paese, orientandosi tra natura e piccoli borghi. E insieme il piacere (e lo stupore) di scegliere località che consentano di poter entrare in armonia con la comunità locale.

Già prima della dichiarazione di pandemia, la domanda di viaggi aveva iniziato a considerare con favore le offerte di viaggi sostenibili, a piedi e in bicicletta – così come il turismo fluviale, dei laghi e delle piccole isole – ovvero forme di turismo non necessariamente esotiche ma capaci di generare esperienze originali e uniche, in luoghi da condividere con i compagni di strada, per ritrovare un forte senso di unione con i luoghi, con l’ambiente e con i residenti: un viaggio verso le altre persone, da cui il virus ci ha temporaneamente allontanato.

Lo chiamano “turismo di precisione

Oggi appare con forza sulla scena un nuovo fattore abilitante, in grado di aiutare gli operatori dell’accoglienza e dell’ospitalità, o meglio le comunità locali, a farsi scoprire in modo più dinamico e coinvolgente: le nuove tecnologie.
No, nessun riferimento a nuovi portali o servizi internet, né ad effimere realtà virtuali: ogni riferimento va nella direzione della capacità di digitalizzare i servizi reali! Hai bisogno di un trasporto locale, di un taxi, di un noleggio, di un servizio o di far fronte ad un imprevisto? Si è rotta la catena della bicicletta? Hai terminato la ricarica dell’auto elettrica? Vorresti conoscere le persone del luogo per sentirti meno forestiero?

Questa nuova attitudine delle destinazioni va prendendo il nome di “turismo di precisione“: una capacità che i luoghi devono saper sviluppare facendo ricorso a tutte le proprie risorse di empatia, anzitutto per informare, ma anche per accudire, curare e prevenire i problemi.
Lo dicevamo già un anno fa (a questo link): le località turistiche devono anzitutto rassicurare, essere trasparenti e proattive, facendo leva su un nuovo spirito di servizio, interamente votato all’ospite.

La “precisione” non è un dato tecnologico, ma si nutre di propensione all’innovazione di processo e di metodo, passando per il digitale: tutte le informazioni a portata di “swipe” (il gesto che facciamo ormai migliaia di volte al giorno per scorrere le pagine del nostro smartphone).
Si tratta, quindi, di un modo di viaggiare basato sulla sull’organizzazione metodica, nei minimi particolari, che non lascia spazio all’improvvisazione, il cui elemento principale sarà il controllo totale della situazione.

Non banalizziamo: la preoccupazione di ridurre al minimo i contatti interpersonali – pur rappresentando un esercizio fondamentale nel tempo che andiamo attraversando, in cui è necessario rispettare le misure di sicurezza per frenare il contagio – è soltanto una minima parte dell’esigenza.
Gli studi internazionali dimostrano come vada piuttosto consolidandosi l’aspettativa di poter agire sul proprio smartphone come un telecomando in grado di allontanarci da situazioni sgradevoli, spegnere le difficoltà inattese, risolvere criticità, sintonizzarci su esperienze rilevanti e… modificare la realtà.

Le piattaforme di “Mobility as a Service” sono forse l’esempio più virtuoso, ma è chiaro che le soluzioni vanno ricercate tutte nell’ultimo miglio.


Per approfondimenti, visita il sito Oppo Smart Studies

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