Piccole Patrie - III Congresso nazionale

I territori esprimono la necessità di un modello di governance che consenta di puntare sulla sostenibilità e sull’autenticità della destinazione. E’ il quadro emerso dal convegno “Destinazioni rurali e governance sostenibili: il modello Piccole Patrie” che si è tenuto nella Sala degli Specchi del Comune di Frascati.

Il programma nazionale «piccole patrie» propone il modello della “filiera corta dell’accoglienza” per offrire strumenti mirati alla rigenerazione culturale dei borghi e delle aree rurali e più interne, attraverso il riconoscimento di “esperienze di comunità” che ne aumentino l’attrattività e la capacità ospitale.

Ad aprire i lavori è stato l’ideatore del programma, già presidente SIMTUR, Federico Massimo Ceschin: «Il nostro Paese è sempre stato, nell’arco della storia, la prima destinazione turistica del mondo, ma da decenni andiamo perdendo posizioni nelle classifiche degli arrivi e della redditività: città d’arte e balneare sono prodotti turistici maturi ma non più sufficienti. Occorre immaginare la ruralità come terzo pilastro per generare modelli più sostenibili e capaci di generare maggiore valore».

Sulla medesima linea, l’intervento di Gaetano Vessichelli, coordinatore nazionale «piccole patrie», che ha richiamato l’attenzione sulle richieste dei territori già aderenti al programma: «In un anno di impegno come coordinatore ho avuto modo di ascoltare la voce dei territori e la loro volontà di creare politiche di destinazione necessarie a sviluppare turismo anche nelle realtà ostinatamente definite «minori». E’ necessario dotare le comunità locali di un modello di governance, attraverso modelli di governance e strumenti digitali che consentano agli enti pubblici, agli operatori privati ed al mondo del terzo settore di integrare le proprie competenze per generare punti di riferimento territoriali e pianificare attività, azioni e servizi. L’esperienza del programma nazionale ha dimostrato come non siano le differenze tra Nord e Sud a generare un divario, ma tra zone balneari e aree interne. E noi proprio da qui siamo partiti, con un’esperienza ormai triennale che dimostra la fattibilità degli interventi».

«Non c’è destinazione turistica senza formazione professionale – ha aggiunto il presidente dell’Accademia Creativa Turismo, Maurizio Di Marcola base per partire è dotarsi di figure in grado di reggere il peso di un programma affascinante ma complesso: i territori hanno bisogno di destination manager e di travel designer in grado di progettare e proporre esperienze autentiche, oltre a personale qualificato nell’accoglienza turistica. In quest’ottica, con SIMTUR, stiamo lavorando all’attivazione del primo Master in Italia dedicato ai borghi ed allo sviluppo di piccole destinazioni rurali».

Piccole Patrie -  Congresso di Frascati

Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Rita Baccarelli della Dmc Destination Italia: «Il turismo rurale è possibile, perché i mercati esteri sono molto interessati. Occorre però partire da destinazioni pronte che siano in grado di puntare sull’esclusività, offrendo quell’esperienza unica e rara che soltanto nell’entroterra più autentico si ritrova con spontaneità e rinnovato senso di comunità».

A suggerire il modello più efficace per creare una destinazione turistica è stato il vicepresidente dell’Unione dei Giovani Commercialisti di Roma, Marco De Iapinis: «Mi trovo in perfetta sintonia con l’approccio delle «piccole patrie» e con i modelli che propone: ai territori suggerisco di verificare l’opportunità di dare vita a fondazioni di partecipazione senza scopo di lucro, che possono diventare altrettante D.M.O. funzionali a tutte le attività di gestione della destinazione».

Il programma «piccole patrie» ha stimolato il vicepresidente nazionale Coldiretti, Gennaro Masiello, che nel suo intervento ha rimarcato l’importanza di fare rete e creare realtà unitarie, capaci di premiare la filiera corta del territorio: «Il settore agroalimentare, da Nord a Sud, è trainante per il turismo rurale. Siamo molto attenti a questi processi e lo abbiamo dimostrato con l’attivazione dei mercati di «Campagna Amica»: ora desideriamo andare oltre, offrendo maggiori opportunità agli agriturismi ed alle aziende agricole, sia in termini di diversificazione del reddito che di posizionamento nei mercati. Il programma «piccole patrie» sposa perfettamente la nostra filosofia».

A chiudere i lavori il presidente UNPLI Lazio, Claudio Nardocci che ha evidenziato l’importanza delle Pro Loco come “sentinelle dei territori”: «Andiamo verso una fase nuova nella vita delle 6000 associazioni aderenti: prima abbiamo confermato le cose buone che si producono all’ombra dei campanili, mentre ora dobbiamo salire sui campanili e guardare al territorio attorno, alle altre Pro Loco e alle zone rurali». La condivisione ampia con SIMTUR ha consentito di siglare, al termine dei lavori, un protocollo di intesa mirato a sviluppare un grande laboratorio regionale di «piccole patrie» per promuovere borghi e turismo rurale.

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