Cascata del Parco di Veio

Uscire dal centro dell’Urbe per entrare in un mondo dove natura, arte e leggenda si fondono: dodici occasioni per un “fuori porta” per chi vive a Roma, ma anche un itinerario ricco di fascino per chi è in vacanza. Ecco i 12 luoghi più belli lungo la Cassia: luoghi a pochi passi da Roma, racchiusi in tre siti di splendida bellezza disposti lungo il Parco di Veio, la Valle del Treja e la Riserva Naturale del lago di Vico.

1. Riserva dell’Insugherata

La Riserva naturale dell’Insugherata è un’area naturale protetta della Regione Lazio che occupa una superficie di 740 ettari tra la via Trionfale e la via Cassia, che presenta numerosi reperti archeologici al suo interno, oltre a costituire un corridoio naturalistico tra l’area urbanizzata a nord di Roma e il sistema naturalistico Veio-Cesano.
Da via Castagnola, vicino alla via Trionfale, si diparte un sentiero tra i rovi che segue la cresta della collina; questa scende abbastanza ripidamente al fondovalle, dove una sterrata a sinistra del fosso – accanto a campi coltivati circondati da spallette boschive – porta al fosso dell’Acqua Traversa.
Il percorso segue una valle in direzione nord-ovest/sud-est su sterrato, uscendo su via Panattoni (su terreno di proprietà privata) nei pressi della Cassia o, ancora oltre, percorrendo la valle della Rimessola fino all’uscita su via Taverna (lato Trionfale).
Per una passeggiata più breve, con ritorno al punto di partenza, si può scegliere di tornare indietro seguendo un percorso ad anello: arrivati alla base della collina, seguire la valle a destra in direzione ovest per entrare nel bosco con ripida salita su un sentiero attrezzato con scaloni e canaline realizzate per arrestare l’erosione del terreno sabbioso, fino al punto di partenza.
Per info su attività e servizi, contatta la Cooperativa Climax.


2. Isola Farnese

A pochi km da Roma, arroccato in cima ad una rupe vulcanica, c’è un luogo isolato e signorile che padroneggia sulla campagna romana: il Borgo di Isola Farnese. Qui, in passato, visse la cultura etrusca, grande antagonista di Roma. Qui, un tempo, sorgeva un Castrum Insulae, un accampamento circondato dal Fosso del Piordo, dalle valli della Storta e di San Sebastiano e da un fossato artificiale, che lo innalzavano e isolavano dalla campagna circostante. Fu solo intorno al XVII secolo, quando il Cardinale Alessandro Farnese acquistò il castello, che Borgo di Isola Farnese prese vita per come è conosciuto oggi, lasciando dietro di se solo qualche traccia, non ancora rivenuta, dell’antica città di Veio cui doveva essere aggregata.
Lungo la strada che ci conduce verso il Borgo di Isola Farnese, saltano da principio agli occhi grandi camere quadrate tagliate nella roccia. Esse sono le abitazioni e le stalle di quanti nel periodo medievale abitavano sotto la protezione del castello. Spesso in tufo, esterne alla cinta muraria, formavano il villaggio. Separato da queste abitazioni per mezzo di un fossato artificiale e da un ponte levatoio, al borgo vero e proprio si accedeva attraverso un arco posto all’ingresso dove lo stemma cardinalizio con i gigli dei Farnese ed i caratteri architettonici del XVI secolo, svettava in alto.
Oggi il palazzo baronale è set di matrimoni e di eventi aziendali, ma chi desidera visitarlo può contattare direttamente la proprietà.


3. Parco di Veio

Il Parco Naturale Regionale di Veio, con i suoi 15.000 ettari, è il quarto parco per estensione del Lazio: si estende a nord di Roma, tra la via Flaminia e la via Cassia, andando a lambire il confine della Riserva Naturale dell’Insugherata e comprendendo il cosiddetto Agro Veientano, in un territorio dove le componenti naturalistiche e storico-culturali si fondono in un paesaggio di particolare valore.
Ci sono 99 chilometri di sentieri (compresa la via Francigena) che il Parco ha recentemente ampliato e sviluppato: i percorsi sono segnalati con la numerazione del CAI (Club Alpino Italiano), che li ha inseriti nel proprio archivio nazionale.
I resti dell’antica città etrusca di Veio si trovano in prossimità del Borgo di Isola Farnese, poco fuori il Raccordo Anulare, su un ampio pianoro delimitato dai fossi del Piordo e della Valchetta. La città etrusca, che i romani chiamavano Veii, fu celebre rivale di Roma per il controllo del Tevere. L’area archeologica conserva monumenti di rilievo come il Santuario di Portonaccio, e le più antiche tombe dipinte d’Etruria: la Tomba dei Leoni Ruggenti e la Tomba delle Anatre.
Per info su attività e servizi, visita sito del Parco naturale regionale di Veio.


4. Formello

Colonia romana di origine etrusca, Formello continua a mantenere l’atmosfera del tipico borgo medievale, al quale si accede attraverso una maestosa porta turrita: si visitano il Palazzo Chigi, già residenza Orsini del XV secolo e la Chiesa di San Lorenzo, che custodisce un’antica meridiana “a camera oscura, orologio solare all’interno dell’edificio che – posto sapientemente – è investito dai raggi solari che penetrano attraverso una stretta fessura per misurare lo scandire del tempo e offrire presagi astrali.
Formello è l’ultimo paese lungo la via Francigena prima dell’ingresso a Roma. Dopo una serie di lavori di recupero e messa in sicurezza finanziati da Regione Lazio e Comunità Europea, il percorso si snoda attraverso la valle del Sorbo, il centro storico, l’area della Pietrara e ancora, oltre la Cassia, fino alla necropoli di Veio. Ai viandanti con spirito pellegrino non sfuggirà la presenza dell’Ostello di Maripara, sedici letti a camerata sotto le antiche capriate di tre stanze di Palazzo Chigi, anche se la gestione risulta temporaneamente vacante.
Per info su attività e servizi, contatta l’Associazione Culturale Amerina (335.83686188 / Franco De Santis)


5. Mazzano Romano

Cuore dell’Agro Falisco, Mazzano è un centro circoscritto da un’antica cinta muraria che racchiude costruzioni di epoche diverse, dal tardo medioevo con elementi architettonici in peperino fino all’età rinascimentale, con il Palazzo Baronale di Everso e Dolce degli Anguillara (XV secolo). All’antico centro abitato si accede attraverso un arco a volta, incorporato nel palazzo baronale.
Negli immediati dintorni, una folta vegetazione dai colori cangianti al mutare delle stagioni ammanta i caldi toni rossi e marroni delle rocce tufacee, che formano alte pareti, pinnacoli, gole e tagliate. Vi sono aree archeologiche degne di un’escursione ma, su tutto, merita una visita il borgo di Calcata, considerato uno dei più incantevoli paesaggi laziali.
Per info su attività e servizi, contatta l’Associazione Thesan (349.4409855 | Pietro Labate)


6. Calcata

Già nell’avvicinarsi, la prima impressione che si ha Calcata è di trovarsi di fronte a un luogo dimenticato dal tempo, protetto da alte mura: il borgo si erge su uno sperone tufaceo che nel tempo ha subito frequenti crolli, tanto da essere condannato ad una lunghissima solitudine. Dagli anni ’30 del Novecento, il paese iniziò a spopolarsi e si immaginò persino di abbatterlo: i calcatesi si trasferirono a circa 2 km di distanza, costruendo un piccolo centro moderno (Calcata Nuova).
Ormai completamente abbandonato ed esposto a nuovi cedimenti del terreno, il borgo di Calcata fu allora chiamato il “paese che muore” (medesimo appellativo della più celebre Civita di Bagnoregio). Ma è proprio grazie a questo suo fascino decadente e surreale che il borgo fantasma è rinato, ripopolandosi di artisti, artigiani e intellettuali che, a partire dagli anni ’60, vennero da ogni parte del mondo in cerca di una dimensione di autenticità, in contrasto con l’incalzante società industriale e consumistica. L’antico borgo oggi è di nuovo abitato da persone che – pur di vivere in una sorta di “presepe” fuori dal mondo – hanno rinunciato a qualche agio della modernità.
Calcata non presenta monumenti di particolare interesse, eppure, a ragione veduta, è considerata un piccolo gioiello, grazie a particolari che rendono ogni passeggiata una continua scoperta.
Per info su attività e servizi, contatta l’Associazione Calcata Borgo Medievale


7. Il Parco regionale Valle del Treja

L’area protetta, ai confini della provincia di Roma con la provincia di Viterbo, si estende per circa 600 ettari ed è costituita da una fitta vegetazione caratterizzata da boschi di pioppi, olmi e salici, in un territorio fortemente caratterizzato dal paesaggio delle forre, pareti verticali scavate nelle rocce vulcaniche dalle acque del fiume Treja, interrotte qua e là da suggestive cascate.
Una passeggiata al fianco del Treja, a piedi o a cavallo, conduce nel cuore del Parco, dove si conserva un’importante area archeologica: una necropoli con resti di tombe e di un monumento adibito probabilmente al culto della fertilità femminile, cunicoli costruiti a scopo idraulico, vie di comunicazione e fortificazioni.
Il luogo più significativo di quest’area è senza dubbio Monte Gelato: impossibile descriverne il paesaggio che – con le sue cascate – è da vedere, da sentire e da… annusare. È uno scenario talmente particolare nei suoi colori e nella sua struttura, che spesso viene scelto da sceneggiatori e registi. Come ad esempio Roberto Rossellini che, nel 1950, lo elesse come set per le riprese del suo film “Francesco giullare di Dio”.
E’ una location da visitare in tutte le stagioni, perché ogni periodo regala colori e immagini diverse ma ugualmente surreali. Interessanti i resti di un mulino ad acqua (la “mola”), funzionante dal 1830 fino alla fine della seconda guerra mondiale.
In alternativa, da Mazzano Romano, seguendo il sentiero Suriano n. 12 (fate attenzione a non smarrirvi, perché non troverete segnaletica né segni sugli alberi) si sale per un centinaio di metri fino ad uscire dal bosco e incontrare una strada sterrata che conduce alla spettacolare (e incredibilmente abbandonata) necropoli dei Falisci, una popolazione preromana che abitava questa parte selvaggia del Lazio.
Per saperne di più, suggeriamo il sito ufficiale del Parco.


8. Riserva naturale Lago di Vico

Se siete in cerca di un’esperienza lontana dai rumori dalla città e immersa nel verde, il Lago di Vico è senza dubbio un’ottima scelta: il lago, di origine vulcanica, vanta il primato di altitudine tra i grandi laghi d’Italia, trovandosi ad oltre 500 metri sopra il livello del mare, nel cuore dei Monti Cimini, che offrono uno scenario di particolare morfologia e una cornice verde e florida.
L’origine del Lago di Vico è legata alla mitologica figura di Ercole che secondo la leggenda infisse la sua clava nel terreno per sfidare gli abitanti della zona chiedendo loro di sfilarla. Nessuno riuscì nell’impresa; quando Ercole la rimosse, un grande getto di acqua sgorgò dal terreno e riempì l’intera valle formando così il Lago di Vico. La realtà è invece che lo specchio d’acqua ha origini dalla lunga attività del vulcano Vicano: oltre 100.000 anni fa le sorgenti sottostanti e le grandi piogge riempirono la caldera vulcanica formando il Lago così come lo conosciamo oggi.
Per preservare la bellezza intatta del paesaggio, nel 1982 è stata istituita la Riserva Naturale del Lago di Vico su un territorio complessivo di oltre 4.000 ettari con un’altitudine che varia dai 505 ai 963 metri sul livello del mare, comprendendo i territori sotto la giurisdizione dei Comuni di Caprarola, Ronciglione e San Martino al Cimino., che meritano una visita.
Per saperne di più, suggeriamo il sito ufficiale della Riserva  e la sezione CAI di Viterbo (Club Alpino Italiano)


9. Caprarola

È certamente Palazzo Farnese il fulcro di Caprarola: gioiello dell’architettura rinascimentale manieristica, inizialmente progettato come fortezza, ha pianta pentagonale e cinque bastioni, sviluppato da Antonio da Sangallo il giovane su incarico del cardinale Alessandro Farnese. I lavori furono sospesi quando il cardinale divenne papa Paolo III. Fu per volontà del nipote Alessandro la trasformazione della fortezza in villa, affidando l’incarico a Jacopo Barozzi da Vignola, che mantenne la base precedentemente ideata.
Oggi Palazzo Farnese è di proprietà dello Stato Italiano, che lo gestisce direttamente tramite il Ministero per i Beni e le attività culturali e la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici del Lazio. Per informazioni su prezzi e orari di apertura, suggeriamo di contattare preventivamente il numero di telefono 0761.646052.
Anche il palato trova giusto conforto nel centro di questo paese arroccato su uno sperone tufaceo del versante sud dei monti Cimini: da sgranocchiare, la nocciola è senza dubbio una specialità, in varianti dolci e salate. Legata alla tradizione culinaria del territorio, trova ampio utilizzo nelle ricette della tradizione. E non solo nocciole: vino, olio, formaggi stagionati in grotta sotto paglia, e molto di più, per veri appassionati del buon mangiare.
Per saperne di più, suggeriamo il sito delle Guide Turistiche di VIterbo, da contattare [email protected]


10. Ronciglione

Come in ogni paese della Tuscia, i paesaggi consentono al visitatore di buttarsi alle spalle la frenetica routine quotidiana: qui il tempo scorre lento, a misura d’uomo, soprattutto nelle stagioni diverse da quella che attrae il turismo balneare, concentrato sulle rive del Lago di Vico (che comunque rappresenta un’ottima alternativa alle spiagge affollate del litorale romano e viterbese!).
Difficile elencare le bellezze architettoniche, religiose e civili di questa cittadina posizionata sulle alture meridionali dei monti Cimini: Ronciglione è tutta da da vedere, da scoprire e da assaporare (è inutile dirlo, anche qui i sapori rapiscono i palati più esigenti, coccolando anche i meno interessati alla buona cucina). Basterebbe citare il lungo elenco di film e spot pubblicitari che sono stati girati tra le sue mura per capire da subito la bellezza scenografica di questo borgo arrampicato su uno sperone di tufo con vista panoramica sul vicino Lago.
Lungo la piacevole passeggiata in centro vi accompagna la sagoma del Castello della Rovere che qui chiamano “I Torrioni”: una costruzione che è appartenuta a tutte le grandi famiglie romane (Anguillara, Farnese e Della Rovere), che da sempre ha difeso il borgo dagli attacchi esterni. Nel centro del borgo c’è la Fontana degli Unicorni (1581), attribuita al Vignola ma in realtà di Antonio Gentili da Faenza. La chiesa più importante del borgo è il Duomo in stile barocco.
Nei dintorni c’è una natura straordinaria, che offre a questo luogo prodotti tipici di eccellenza (castagne, nocciole, vino, funghi) che lo hanno reso meta di un turismo gastronomico che ama il cibo genuino, in un borgo che ancora si conserva “come una volta”.
E poi a Ronciglione ci sono diverse cose da fare e vedere, come il famoso Carnevale o il Presepe vivente…
Per saperne di più, suggeriamo di rivolgersi alla locale Pro Loco.


11. San Martino al Cimino

È una tappa della Via Francigena, nel percorso compreso tra Bolsena e Sutri. Ma San Martino al Cimino non è solo questo: è paesaggi mozzafiato, è natura allo stato puro, è godere di un clima fresco in estate, è un paradiso per i buongustai, con funghi porcini e castagne a fornire la base di partenza per eccellenti escursioni gastronomiche.
Cresciuto intorno all’Abbazia cistercense, l’antico centro medioevale fu trasformato nel XVII secolo secondo i dettami dell’epoca, ma conserva l’originaria struttura urbanistica e la vecchia cortina muraria. La parte alta del paese conserva la Chiesa e il settecentesco Palazzo Doria Phamphili, costruito per volontà di Donna Olimpia utilizzando parte dei materiali avanzati dalla ristrutturazione dell’omonimo edificio di piazza Navona a Roma (a lei si deve la sistemazione dell’abitato, affidata a grandi nomi quali Marcantonio dè Rossi, Bernini e Borromini).
Per saperne di più, visita la pagina Facebook della locale Pro Loco.


12. Il Sentiero dei Briganti

Per chi desidera spingersi più lontano, segnaliamo infine l’esperienza straordinaria offerta dal Sentiero dei Briganti, ovvero delle persone che – alla fine dell’Ottocento – per sottrarsi ai rigori della legge e dalle pistolettate delle guardie, erano costrette a inventarsi una “mobilità alternativa” a quella dei giusti e onesti cittadini: la loro vita in fuga ha creato un reticolo di percorsi sottotraccia, sicuri e noti per loro ma pericolosi e oscuri per tutti gli altri.
Oggi anche noi possiamo percorrerle senza dover scegliere tra la borsa o la vita, sprofondati in alcuni degli scenari tutt’ora meno toccati dalla civiltà. Stiamo parlando di un percorso lungo circa 100 km, che attraversa due Riserve naturali, due laghi, un’oasi del WWF, due fiumi e decine di aree archeologiche. Si suddivide in diversi tratti, cui è stato dato il nome di una bandito famoso dell’epoca: il Sentiero Fioravanti, il Sentiero Ansuini, il Sentiero Menichetti e infine il Sentiero Tiburzi (il brigante più noto e paradigmatico, una vera e propria leggenda locale).
Il Sentiero dei Briganti è l’occasione per viaggiare in un territorio poco conosciuto, seguendo un filo conduttore di vicende realmente accadute e leggende tramandate di bosco in bosco: esso si spinge nel cuore dell’Alta Tuscia, dai pressi di Acquapendente fino ad arrivare a Vulci, percorrendo insidiose e tortuose vie che attraversano la folta vegetazione dei boschi collinare e le pianure rigogliose e luminose che preannunciano la Maremma, in Toscana.
Il percorso, che è preferibile affrontare a piedi, a cavallo o in mountain-bike, tocca due riserve naturali regionali (Monte Rufeno e Selva del Lamone), l’Oasi Wwf di Vulci, i laghi di Bolsena e Mezzano, i fiumi Paglia e Fiora. E decine di aree archeologiche, chiese rupestri, eremi, romitori, grotte e cavità sparsi ovunque come semi, moltiplicando la bellezza di minuscoli borghi come Proceno, Acquapendente, Onano, Grotte di Castro, Gradoli, Latera, Farnese, Ischia di Castro, Valentano: sentinelle svettanti da rupi e rocce di tufo a guardia delle forre, ciascuna con una torre, un castello, una famiglia nobile da ricordare, una storia da raccontare.
Al sentiero si accede da punti diversi e lo si può percorrere facilmente grazie alle frecce direzionali poste agli incroci con altre strade e a una serie di pannelli informativi che narrano la storia dei luoghi e dei delitti commessi dai briganti.
Per saperne di più, suggeriamo il sito dedicato. Per chi ama la bici, c’è anche L’angolo del Biker.


Se ti interessano le esperienze di turismo fluviale, non perdere questa occasione per conoscere Tiberinalia!

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