Via Egnatia

Nel XVI secolo, l’Albania era il cuore degli scambi commerciali, politici e culturali fra l’Italia e il mar Nero: musulmani, cristiani ed ebrei la percorrevano da una città all’altra – per promuovere relazioni mercantili e diplomatiche – attraverso la via Egnatia, che da Durazzo portava fino a Istanbul.

Realizzata fra il 146 e il 120 a.C. sotto la direzione del proconsole macedone Gaio Egnatio, da cui prese il nome, la via fu voluta dai Romani come naturale prolungamento a Oriente dell’Appia, la grande strada consolare che collegava Roma a Brindisi. Da qui, attraversato il breve tratto di mare fra le due sponde dell’Adriatico, l’Egnatia si poteva imboccare da Apollonia, sua diramazione meridionale, o direttamente da Durazzo. Proseguendo lungo la valle dello Shkumbin e la regione dei laghi all’altezza di Ohrid, attraversava poi Macedonia, Bulgaria e Turchia.

Città di Skampa

Uno degli empori più rinomati era quello di Elbasan, dove già a partire dal I secolo a. C. era sorta una grande area mercantile, chiamata Skampa, che nel 1591 contava 900 botteghe, disseminate lungo l’asse viario principale e i quartieri circostanti.

Rileggendo il percorso con gli occhi dei viaggiatori dell’epoca, attraverso i loro dettagliati resoconti, apprendiamo che a Elbasan lavoravano notte e giorno orefici, tessitori, conciatori di pelli, armaioli, fabbri. Vi si acquistavano spade, pugnali cesellati, gemme e stoffe pregiate provenienti da ogni parte del mondo: granati, rubini, diamanti, smeraldi, velluti e broccati. Al mercato settimanale, che si teneva di domenica, accorrevano migliaia di visitatori, grandi e piccini, uomini e donne di tutta la regione. Altrettanto successo aveva la fiera annuale, dove ogni volta affluivano dai 40.000 ai 50.000 visitatori.

Tutti i percorsi intorno al bazar erano accuratamente pavimentati e tenuti puliti da rivoli d’acqua che sprizzavano lungo le cunette laterali. A offrire ristoro dalla canicola provvedevano file di gelsi, salici piangenti e pergolati di viti sotto i quali si esponevano le mercanzie.

Lungo i tratti più urbanizzati della via Egnatia, i viaggiatori alloggiavano nei “cavarzerà”, nome con cui i veneziani chiamavano i caravanserragli predisposti ad ospitare le carovane mercantili, oppure nelle più semplici locande, o han.

Lago di Ohrid

La vicina città di Struga prosperava con la vendita del pesce del lago di Ohrid (noto già ai tempi dello storico greco Strabone) che, una volta essiccato, era spedito ovunque, insieme con ogni genere di frutta, soprattutto le deliziose mele, rinomate per la loro dolcezza e inconfondibile fragranza.

Zvërnec

Da un insediamento di monaci sulla piccola Zvërnec, l’isoletta nella laguna nei pressi di Valona, veniva fornito sale marino, candido e profumato, esportato per nave in tutta Europa.

Dal punto di vista della sicurezza, si conoscevano un paio di punti critici dove si poteva incappare in agguati. Uno in particolare riguardava il tratto compreso fra Kruja e Tirana: “si trova nella banda sinistra sopra questi una grossa villa detta i Xegi, le genti della quale hanno fama di ladroni, perché vien detto che sogliono calare al bosco ad assassinare e rubare li viandanti quando sono in poco numero e conoscono di poterlo fare sicuramente”.

Fra mercanti, briganti, soldati, ambasciatori e crociati, che la percorrevano alla volta di Costantinopoli, la via Egnatia vide passare anche san Paolo, che in uno dei suoi viaggi apostolici fondò a Filippi, in Macedonia, quella che secondo la tradizione viene considerata la prima comunità cristiana in Europa.

Oggi, a oltre duemila anni di distanza, la via Egnatia torna a far parlare di sé a proposito del “Corridoio 8”, la grande arteria transeuropea che dovrebbe collegare l’Adriatico alla Turchia, al momento ancora in fase di progetto.


+INFO: Associazione Europea Via Egnatia

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