Il Po in secca ma il turismo fluviale cresce

Turismo fluviale sul Po

Avventurieri sul fiume, nonostante la secca: figure che si moltiplicano, anche se le due esperienze che qui narreremo sono figlie di progetti “nati in casa”, nel comprensorio Oglio Po. Da un lato Paolo Antonini, Tiziano Rossini, Roberto Dall’Asta e Luca Marca senza scordare l’appoggio da terra di Stefania Riva, Silvana Galimberti e Sauro Minari. Dall’altro la comitiva da Viadana composta da Carlo Negrini, Massimiliano Pasotto, Roberto Conti, Paolo Bordonali, Dario Grossi, Mario Cavallari e, per il tratto iniziale, Massimo Racchelli.

Nel primo caso il percorso è partito da Bellinzona, passando il Ticino svizzero, tutto il Lago Maggiore e poi ancora il Ticino a Pavia, con la discesa sospesa (e che sarà ripresa a breve) a causa della secca del fiume. Nel secondo invece il viaggio da Vigevano a Viadana, sempre sfruttando le correnti (in alcuni punti quasi inesistenti) del Ticino e del Po.

«Il 2 giugno c’è stata la Vogalonga a Venezia e questo ha richiamato molte persone lungo il fiume – precisa Paolo Antonini, canoista provetto ed esperto di fiume, dunque con un certo polso sul tema – ma in linea di massima ormai la stagione turistica da maggio a ottobre ha portato e continua a portare tanti canoisti e tante persone su imbarcazioni a remi con una certa frequenza. Sono molte di più rispetto al passato e infatti ogni quindici giorni abbiamo persone che si fermano e sostano nelle strutture, anche a Casalmaggiore, messe a disposizione dai fondi del Gal Terre del Po. Insomma, la risposta c’è stata, nonostante la secca del Po abbia un pochino scoraggiato canoisti e canottieri negli ultimi giorni».

«In effetti – spiega Carlo Negriniabbiamo avuto diversi problemi con le varie secche del Ticino: in un punto sembrava quasi insabbiarsi, c’era pochissima acqua e abbiamo fatto molta fatica, così come alla conca di Isola Serafini, dove abbiamo trovato praticamente un lago di acqua immobile di 20 km circa. Non c’era corrente, è stata durissima, e non è stato facile tenere la barra dritta dove la corrente era poco visibile, perché l’acqua era molto poca. Per fortuna siamo arrivati fino a Viadana».

Per il gruppo di Casalmaggiore tre giorni di pagaiate, con la prima tappa da 48 km da Bellinzona a Brezzo, sul lago di Como; la seconda tappa da 43 km da Brezzo alla diga Miorina; la terza tappa da Turbigo a Bereguardo da 51 km, prima dello stop forzato, come detto, a causa del basso livello del fiume. Per il gruppo di Viadana, invece, prima tappa da Vigevano (dove si è arrivati in auto) al Ponte della Becca; seconda tappa dalla Becca a Somaglia; terza da Somaglia a Monticelli d’Ongina; quarta da Monticelli a Isola Pescaroli; e la quinta fino a Viadana: in totale 250 km con la media di 50 km al giorno circa.

Antonini ha citato addirittura Dante Alighieri, con il “folle volo” di Ulisse per spiegare la decisione di fermarsi in zona pavese: «Una serie di vari contrattempi e imprevisti compresa visita al San Matteo di Pavia (per fortuna con esiti molto buoni) – ha scritto sul proprio diario su Facebook – inducono a sospendere la discesa e a riprenderla in un prossimo week end, con la speranza che piova e si alzi il livello del fiume. D’altronde ci è stato insegnato a non sfidare le Colonne d’Ercole. Finire nella ottava bolgia dell’ottavo cerchio non è di buon auspicio:E volta nostra poppa nel mattino, de’ remi facemmo ali al folle volo”. Intanto abbiamo cementato le nostre relazioni condiviso e solidarizzato, sicuramente più risate che pagaiate».

Un bel messaggio e una crescita, a livello turistico, del Grande Fiume: per dire che oltre la siccità – problema serissimo e da affrontare in fretta, anche se l’impressione è che sia soprattutto Giove Pluvio a poter risolvere la situazione – c’è davvero molto di buono da raccontare.

[ Contributo di Giovanni Gardani per Oglioponews ]

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