Transumanza vacche podoliche

L’ultima produzione del regista Bruno Palma racconta il viaggio di una famiglia di allevatori a Montella, sui Monti Picentini: tre generazioni a confronto in un presente che dà sempre meno peso alle tradizioni. Dall’Altopiano di Verteglia ai pascoli pugliesi, in estate e inverno, si attraversano paesi come Rocchetta Sant’Antonio, Guardia dei Lombardi, Bisaccia, Lacedonia. Un ecosistema in movimento e una radice comune da riscoprire.

Dedicato a tutti i Padri che continuano a trasmettere il proprio sapere ai figli: il documentario è la storia di una famiglia di allevatori, sospesa tra passato e presente, che vive a Montella sui Monti Picentini, nella provincia di Avellino. Felice Moscariello è il senior, Massimo il suo primogenito e Manuel il nipote. Tre generazioni a confronto in un presente, quello odierno, in cui le tradizioni sembrano avere sempre minor peso.

Dietro la macchina da presa c’è il regista Bruno Palma che ha ideato, girato e prodotto “Sulla via dei padri“, insieme ad una squadra di amici professionisti – fotografi, direttori di fotografia, fonici, attrezzisti, runner, driver – che lo hanno accompagnato in questo viaggio nelle aree interne del Paese: ambientato tra Campania e Puglia, in luoghi dimenticati ma ammantati di fascino e storia. Il paese natale dei Moscariello, si chiama Montella, paese famoso per la coltivazione delle castagne, l’allevamento della vacca Podolica e per il caciocavallo.

Le origini di Bruno Palma sono a Bisaccia, il paese di suo padre e di suo nonno: «L’Irpinia la ricordo fin da quando sono nato, di tutto quello che ho visto sono sempre rimasto affascinato da questo periodico passaggio di vacche che cadenzava le stagioni. È come se avessi una memoria in bianco e nero dell’infanzia, il fabbro che ferrava i muli, il grano e i mulini che lentamente sono spariti. La transumanza invece è rimasta immutata, da quando ero bambino ad oggi il rito si replica allo stesso modo».

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Chi sono, da dove vengono e dove vanno questi uomini con le loro mandrie?

«Ho iniziato a fare delle ricerche, arrivando a conoscere Giuseppe Capone, uno storico di Montella che si impegna per far conoscere e per rilanciare la transumanza, ed è stato lui ad aiutarmi, presentandomi la famiglia Moscariello che da generazioni alleva le vacche podoliche e si sposta ancora a piedi. C’è stato bisogno di instaurare un rapporto di fiducia, di entrare reciprocamente in confidenza per eliminare ogni dubbio su tentativi di speculazione, anche perché stavo per entrare nella loro vita, nella loro storia personale. Non avevo altra intenzione che il racconto attraverso gli stessi occhi di quel bambino curioso che per la prima volta si ritrovò davanti alle mucche nel paese della sua famiglia», spiega il giovane regista.

La transumanza invernale parte dall’altopiano di Verteglia, sui monti Picentini, per arrivare, dopo circa 130 km, fino alla diga di Capacciotti, nei pressi di Cerignola, in provincia di Foggia. D’estate si ripercorre lo stesso tragitto al contrario. La perdita delle vecchie vie deputate al passaggio delle mandrie (tratturi), ha fatto si che gli animali debbano passare necessariamente per le strade statali che collegano i paesi dell’alta Irpinia. Si attraversano borghi come quello di Rocchetta Sant’Antonio, Guardia dei Lombardi, Bisaccia e Lacedonia, che ancora mantengono e sostengono questa antica tradizione.

A fare da contraltare al passo lento dei pastori e al cammino migratorio delle mandrie nel mezzo di una natura sorprendente, ci sono le musiche originali composte dal pianista jazz Danilo Rea, insieme a Giulio Maresca – musicista che viene fuori dalla scena elettronica romana – e Maurizio Martusciello aka Martux_M, uno dei maggiori esponenti del panorama italiano di musica sperimentale ed elettronica degli ultimi anni. Hanno creato quel sound che riesce a fondere l’idea del passato, con quella della modernità e della proiezione verso il futuro.

Una famiglia «allargata» ben oltre i parenti

Il documentario esprime la forza dei legami familiari, ma non solo quelli della famiglia “biologica”, perché nella famiglia Moscariello anche amici e colleghi sono elementi attivi di questo nucleo: «Ci scriviamo, ci sentiamo e ci incontriamo ancora oggi, dopo le riprese dello scorso anno si è instaurata una relazione particolare, stretta. Ho scoperto un universo che probabilmente per tante persone non esiste – spiega ancora Bruno Palma difficilmente se ne comprende la potenza senza entrarci, senza compiere il cammino della transumanza».

Queste persone hanno tante cose in comune tra loro, ma soprattutto un forte vincolo con la storia e le tradizioni dei loro avi. Un legame sempre più stretto che emerge ogni anno, due volte l’anno, in modo naturale, quando si percorrono insieme 130 km di strada con la mandria dei Moscariello per raggiungere i pascoli pugliesi in inverno e quelli montani dell’Irpinia in estate. Anche se oggi ci sono i GPS e si possono percorrere brevi tratti in auto per riposarsi un po’, la transumanza si fa ancora come la facevano i sanniti prima di Cristo e quella dei Moscariello è tra le più lunghe d’Europa per chilometraggio.

Si viaggia per spostare un ecosistema in movimento

Questo cammino si fa in gruppo, perché non è semplice tenere d’occhio 250 capi di podoliche brade, ma ognuno, singolarmente, compie un percorso interiore nella propria storia personale e nei propri ricordi e – forse in maniera inconsapevole – nella più ampia e generica storia degli uomini, ripetendone i gesti, attraversando gli stessi territori, soffrendo a volte il freddo, a volte il caldo, proprio come chi ha camminato su quelle stesse strade prima di loro. Uomini e animali, all’unisono. Lungo cammini che sono stati anche dei pellegrini: «Ad attraversarli si avverte come una suggestione, una sorta di illuminazione mistica che arriva dall’idea di poggiare i piedi dove altri nei secoli sono stati prima di te. Tornerò senza troupe e senza attrezzature per godermela fino in fondo, solo con un bastone, da pastore, per lavorare».

Chiedere di più per sentirsi consapevoli, anche di una radice comune, prendersi il tempo e lo spazio per la scoperta, coraggiosamente incamminarsi su quei tratturi che sanno parlare delle aree interne molto meglio di qualsiasi libro o studio.

Bruno Palma ha realizzato questo documentario anche per noi, per chi non sa: «La transumanza potrebbe essere una risorsa fondamentale, in modo particolare per lo sviluppo economico e turistico del territorio irpino. Purtroppo non se ne ha contezza, non ho percepito interesse verso la promozione della transumanza, nemmeno dopo che è stata dichiarata patrimonio culturale immateriale dell’Unesco. Il valore della transumanza è immenso, tiene dentro memoria rurale, paesaggi, tradizioni e produzioni di qualità. Seguire la mandria lungo l’intero tragitto potrebbe essere complicato, ma già immaginare di fermarsi un giorno a Lacedonia, vivere il paese e aspettare il passaggio delle vacche nel centro storico non è così assurdo, sarebbe come l’Encierro a Pamplona, con la corsa dei tori. Nessuno si preoccupa di renderlo un momento di cultura, di condivisione e questo vale per tutta la ricchezza di una provincia che continua ad essere sconosciuta, a meno che non decidi di cercarla da solo. Una bellezza che mi ha insegnato la famiglia Moscariello, in un freddissimo inverno, con il vento che imperversava sul Formicoso e nessuna stanchezza o timore o lamento nel camminare accanto alle loro vacche. È l’Irpinia positiva, sana, degli obiettivi comuni che tutti dovrebbero riuscire a vedere».

[ Tratto da un contributo di Maria Fioretti per OrticaLab ]

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