Santilli: “Bonus bici? Un errore, figlio della incompetenza”

Mobilità ciclistica urbana

L’avvocato Gianluca Santilli, presidente dell’osservatorio Bike Economy, non si lascia suggestionare dall’apparenza dei numeri che – riportati dal Sole 24 Ore – annunciano “tempi d’oro” per l’industria della bici con due milioni di pezzi venduti nel 2020 (già +20%).

Quei 200 milioni dovevano essere più realisticamente destinati alla mobilità smart nelle città e alla sicurezza degli spostamenti. Guarda caso, proprio i due ambiti la cui carenza ha generato, come era prevedibile, contagi e chiusure delle scuole nella seconda ondata pandemica. Il problema è che il bonus è andato a favore dell’acquisto di bici anche per un uso totalmente diverso da quello cittadino, premiando un comparto che obiettivamente non ne aveva bisogno, visto che – ribadisce – gli ordini saranno smaltiti in un anno”.

Provvedimenti “figli di incompetenza”

Santilli esprime tutto il suo rammarico per “un’occasione persa perché – sottolinea – “il tema mobilità smart, centrale in tutte le città del mondo, è ancora assente dal dibattito governativo e politico italiano”.
Un bonus figlio dell’incompetenza. Perché negli uffici ministeriali, benché via sia una sensibilità certamente maggiore rispetto al passato, mancano ancora le necessarie competenze”.

E il discorso scivola inevitabilmente sull’endemica mancanza di formatori. L’ostacolo più evidente per la creazione di posti di lavoro nel fiorente settore della sostenibilità è la difficoltà di assumere specialisti del settore, semplicemente perché… non esistono. Tant’è che, come Osservatorio, stiamo pensando noi di fare formazione.
Il problema è che se cerchi al Ministero dei Trasporti un esperto di piani urbani di mobilità sostenibile… non lo trovi. Perché i funzionari hanno una cultura prevalentemente centrata sull’auto e sui trasporti, dunque – a parte qualche volenteroso autodidatta – non sono in grado di improvvisare piani alternativi.
Ancora oggi, a fronte di una sensibilità certamente cresciuta sui temi della sostenibilità, gli uffici ragionano su schemi antichi, quelli secondo cui, togliendo ad esempio i parcheggi, si creano disagi letali alla rete commerciale. Mentre possiamo ormai dimostrare – con il supporto dei numeri – che non è così. Anzi, è esattamente il contrario
”.

Non ci può essere punto di partenza diverso dall’immaginare per il futuro una campagna di informazione e di formazione che generi un nuovo approccio culturale su questi temi.

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