Sardegna

Il ministro per la Transizione ecologica Roberto Cingolani: “Tutto ciò che va a carbone va chiuso al più presto“. “Dobbiamo fare anche qui lo stesso che si prepara a fare il resto d’Europa: decarbonizzare per arrivare a valori molto impegnativi. Meno 55% di emissioni di gas serra al 2030 e meno 90% al 2050“.

Per non mandare in tilt il sistema dobbiamo allo stesso tempo installare grandi quantità di rinnovabili, eolico e fotovoltaico, anche in Sardegna, soprattutto in Sardegna, per far diventare l’isola il territorio più verde dell’Europa, uno dei pochi esempi al mondo di aree del tutto prive di C02“, conferma il ministro per la Transizione Ecologica in un’intervista al quotidiano “Nuova Sardegna“.
Il progetto del governo è quello di riconvertire il territorio all’uso esclusivo delle rinnovabili. “Tutto ciò che va a carbone va chiuso al più presto, compatibilmente con la sicurezza della rete, i posti di lavoro e i piani delle imprese – ha proseguito Cingolani – In ogni caso non è che lo ‘spegnimento’ di una centrale a carbone possa avvenire dall’oggi al domani: sono processi articolati, che andranno di pari passo con la realizzazione dei due terminali a gas, previste dalla legge proprio per le due più importanti aree industriali“.

“È meglio essere chiari. Non c’è un piano alternativo: se non facciamo quello che abbiamo promesso, perdiamo i soldi della Ue, usciamo dall’accordo di Parigi e saremo più deboli rispetto alle crisi future – ha concluso poi il ministro parlando dei fondi in arrivo dalla Ue -. So che decuplicare la quantità di rinnovabili da installare ogni anno è una operazione incisiva, ma è bene ripeterlo: tutti per ottenere un vantaggio certo devono rinunciare a qualcosa oggi. L’unica condizione non negoziabile è il paesaggio, ma sul resto dobbiamo svoltare, subito e bene”.

L’ad di ENEL, Francesco Starace: elettrificare per anticipare la decarbonizzazione

Vogliamo anticipare i tempi della decarbonizzazione con progetti fattibili, credibili, sostenibili sia ambientalmente che economicamente“. Lo ha detto Francesco Starace, ad di Enel, in un’intervista alla “Nuova Sardegna” parlando del programma per fare dell’isola un polo verde delle rinnovabili.
La chiusura degli impianti a carbone al 2025 potrà avvenire senza altra capacità di generazione termica, alimentata a gas. Oggi, e nel prossimo futuro il gas non c’è“, ha aggiunto il numero uno di Enel. “Noi pensiamo a una Sardegna solo elettrificata, per le famiglie e le imprese, che sfrutti i doni naturali, sole e vento, e che cambi per sempre i paradigmi ambientali locali. Un primo scenario ipotizza l’installazione, a Thyrrenian link in esercizio, di un gigawatt di batterie e circa 4/5 gigawatt di potenza di rinnovabili in più rispetto a quanto abbiamo adesso“.

Un piano, questo, che secondo Starace “svilupperebbe investimenti sull’intera filiera da qui al 2030 di 15 miliardi di euro – ha spiegato – un indotto più che doppio e una occupazione di 15 mila addetti qualificati e specializzati. Dalle auto elettriche nei luoghi turistici ai porti liberi dal gasolio delle navi in sosta, alimentate solo da energia elettrica e non da motori a gasolio: la Sardegna sarebbe un unicum in tutto il Mediterraneo“.

In merito alle conseguenze occupazionali che potrebbe provocare la chiusura della centrale a carbone di Portovesme, Starace ha chiarito che “alla fine di questo percorso, che durerà anni, nessuno rimarrà a terra. In Sardegna avremo bisogno di assumere personale, non di mandarlo a casa. Del resto la politica di Enel non è quella di abbandonare i propri collaboratori. Assumeremo, altro che licenziamenti“, ha concluso.

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