Nucleare nella tassonomia verde europea? Anche no!

Tassonomia verde europea

La Commissione europea ha avviato a inizio anno le consultazioni con un gruppo di esperti degli Stati membri per l’inserimento nella tassonomia verde – l’elenco degli investimenti considerati green e quindi finanziabili con i fondi europei – di attività che includono gas e nucleare.

La tassonomia verde dell’Unione europea guiderà gli investimenti privati in attività che sono necessarie per raggiungere la neutralità climatica nei prossimi 30 anni.
Questo ha, come ben possiamo immaginarci, reazioni opposte, con nazioni come la Germania – che sta conducendo a ritmi serrati il proprio programma di dismissione nucleare – e Austria che avversano vigorosamente la proposta della Commissione.

Attualmente, il mix energetico utilizzato in Europa varia da uno Stato membro all’altro, tanto che alcuni membri utilizzano ancora pesantemente il carbone – come Polonia e Germania. Il lavoro sulla tassonomia ha quindi scatenato imponenti reazioni – anche in Italia – sul tema di inserire all’interno delle valutazioni del gruppo di lavoro anche quella sul nucleare.

La Commissione ha motivato questa scelta come un ulteriore tassello per accelerare il cammino verso la neutralità climatica; infatti – cita la nota di Bruxelles – “tenendo conto dei pareri scientifici e degli attuali progressi tecnologici, nonché delle diverse sfide di transizione negli Stati membri, la Commissione ritiene che ci sia un ruolo per il gas naturale e il nucleare come mezzi per facilitare la transizione verso un futuro prevalentemente basato sulle rinnovabili”.
Ciò porterebbe dunque a classificare all’interno del perimetro degli investimenti green anche queste fonti di energia, a condizioni chiare e rigorose (per esempio, il gas deve provenire da fonti rinnovabili o avere basse emissioni entro il 2035).

Inoltre – continua la nota – per garantire la trasparenza, la Commissione modificherà la legge delegata sulla divulgazione della tassonomia in modo che gli investitori possano identificare se le attività includono gas o attività nucleari e in che misura, in modo da poter fare una scelta informata”. Da qui le prese di posizione.

Le reazioni in Italia

In particolare secondo Greenpeace Italia questa scelta sarebbe un duro colpo all’impegno europeo per il clima e per l’ambiente ed è di fatto un puro atto di greenwashing finanziario: “L’energia nucleare genera infatti scorie radioattive ad alta attività molto pericolose e non è ancora stata trovata alcuna soluzione a lungo termine per il loro smaltimento. Il gas fossile è invece già oggi la principale fonte di emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di energia in Europa. Incoraggiare gli investimenti nel gas fossile assegnandogli un’etichetta verde non farà altro che aumentare il suo devastante impatto climatico. Le fonti rinnovabili sono più economiche e veloci da implementare: inviare un segnale contrario agli investitori privati potrebbe interrompere la transizione energetica verso il 100% di energie rinnovabili e ritardare i progressi dell’UE sui suoi impegni climatici”.

Dura anche la nota di Eleonora Evi, co-portavoce nazionale di Europa Verde, che dichiara: “La notizia secondo cui la Commissione europea intende inserire gas e nucleare nella tassonomia verde, conferendo a queste fonti energetiche l’etichetta di sostenibilità, è un oltraggio al Green Deal europeo e una sconfessione di decisioni e percorsi già intrapresi per avviare la transizione ecologica. Per esempio i green bond emessi dalla Commissione europea per ripagare il debito comune contratto per rispondere alla pandemia, il famoso Next Generation EU, non contemplano investimenti in fonti fossili e nucleare. E ancora, la Bei, la Banca europea per gli investimenti, ha deciso già nel 2020 di non spendere più nemmeno un euro sulle fonti fossili. La Commissione gioca un gioco pericoloso e sta minando alle fondamenta un sistema di classificazione degli investimenti che avrebbe dovuto essere genuinamente verde e a prova di futuro”.

Forte preoccupazione espressa anche da SIMTUR, che in una nota osserva che “nel nostro Paese è già complessa la gestione dei rifiuti domestici e particolarmente articolata la situazione dei rifiuti tossici industriali – spesso nelle mani dalle mafie – figuriamoci cosa accadrebbe con i rifiuti radioattivi“.

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