
Turismo rurale
e nelle aree interne
Non solo balneare e città d’arte. Per qualità della vita e varietà di proposte, l’Italia può considerarsi un riferimento per l’ospitalità rurale, combinando il fascino di prodotti fatti in casa a chilometri zero con la genuinità di luoghi e persone, anche e soprattutto nelle aree interne.
Per i viaggiatori che cercano esperienze autentiche, i fattori determinanti sono l’estraneità ai flussi turistici di massa, la sensazione di essere coccolati, la disponibilità di buon cibo cucinato in casa e accompagnato da ottimo vino, combinato con le pressoché infinite possibilità di vivere attività all’aria aperta.
Lavoriamo assieme per generare la terza grande offerta turistica del Bel Paese?
L’entroterra non è solo il territorio a ridosso della costa, come da definizione geografica ed economica, nell’accezione di luogo che siamo disposti a esplorare dopo essere andati al mare. Seconda scelta? No, grazie! La provincia italiana è terra di fascino proprio, che merita un viaggio a sé, lontano dal sovraffollamento e dai menu turistici.
L’entroterra è cool. Le mete rurali richiamano col profumo del sottobosco, con i canti tradizionali che si perdono nel vento e nella notte dei tempi, con le arti e i mestieri antichi che riprendono vita nei loro borghi arroccati e con un patrimonio naturale da vivere e da preservare: destinazioni che tornano a risplendere – in tutte le stagioni – grazie ad azioni di valorizzazione che passano dalla qualità dei servizi che decidono di offrire, oltre che dalla varietà di esperienze e da indimenticabili panieri di prodotti tipici (tutti fattori che trovano modelli e buone pratiche nella sezione rurability).
Dopo i lockdown e le restrizioni, il trend della domanda va nella direzione di esperienze più complete, più autentiche, più vicine alla realtà dei territori. Lo stile di vita italiano di provincia è diventato un paradigma del viaggio, con forme di turismo attivo e pacchetti che comprendono l’opportunità di toccare veramente con mano gli aspetti salienti del “made in Italy“, con visite a cantine, frantoi, aziende agricole e artigianali, esperienze in natura, borghi e tutto il settore che ruota intorno alla ristorazione e all’agroalimentare. Non è una sorpresa: pranzi, cene, colazioni all’italiana, degustazioni di prodotti genuini e fatti in casa, delle tante tipologie di vino DOC e DOCG e delle centinaia di specialità locali che si trovano in cima alla lista dei desideri per un viaggio da sogno.
In particolare, una recente ricerca Isnart/Unioncamere conferma che il 94% dei turisti è attento alle opzioni di viaggio sostenibili, con il 40% intenzionato ad esplorare destinazioni poco conosciute, assetato di riscoperta e senso di appartenenza. Si tratta di un turismo “nuovo” e in rapida evoluzione, anche perché la metà dei viaggiatori appartiene alle generazioni Y e Z, fortemente orientate dalle tecnologie e dalla comunicazione digitale. Nel complesso, una domanda di qualità che l’entroterra italiano ha tutte le carte in regola per soddisfare, a fronte della quale però rimangono numerosi ostacoli da superare.
La verità è che l’Italia continua a competere nei mercati internazionali con 2 soli prodotti turistici consolidati: il segmento balneare e le città d’arte.
Per decenni l’Italia di provincia è diventata sinonimo di “minore”: le matrici rurali sono state abbandonate perché colpevoli di ricordarci tempi di sacrificio, di duro lavoro, di costanza nell’impegno, di ritmi lenti e sempre meno allineati alle esigenze della modernità e della globalizzazione.
Si rende oltremodo necessario realizzare una “filiera corta dell’accoglienza” che riparta dalle politiche di destinazione, dagli strumenti di informazione, da nuovi standard di ospitalità, da produzioni agricole e servizi di ristorazione finalmente integrati, da arti e artigianalità che rappresentano un immenso valore aggiunto per il sistema Italia, nel suo insieme, che già può vantare una scelta pressoché infinita di esperienze autentiche e paesaggi, dai ghiacciai delle Alpi alle spiagge del Mediterraneo, passando per l’Appennino e le dolci colline delle aree interne (senza pensare alla varietà di malghe, fattorie, masserie, bagli, pagliai, trulli, agriturismi, aziende agricole, cantine, frantoi…).
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