Come si sviluppa la rete stradale in Italia

Rete stradale italiana

Nel processo di miglioramento della mobilità del Paese auspicato dal Pnrr, la rete stradale non può che avere un ruolo centrale. Per questo OpenPolis ha ricostruito una robusta base di dati, indagando le diversità tra nord e sud.

Nel nostro Paese la maggior parte degli spostamenti, sia di persone che di merci avviene su strada. Come riportato dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), in Italia viaggiano su ferrovie solo il 6% dei passeggeri (a fronte di una media europea del 7,9%) e l’11% delle merci (rispetto al 18,7% in Europa). Dato il dannoso impatto ambientale del trasporto su strada, il Pnrr non prevede la costruzione di nuove strade ma la messa in sicurezza di quelle attualmente esistenti e l’ampliamento della rete ferroviaria, con l’obiettivo di promuovere una mobilità sostenibile.

Tuttavia è innegabile che, allo stato attuale queste infrastrutture, in particolare le autostrade, costituiscano il principale collegamento tra le diverse aree del paese e che la loro costruzione in un territorio sia stata negli anni anche causa e conseguenza di uno sviluppo economico, sociale, culturale e turistico. Verificare con quali differenze la rete stradale sia diffusa in Italia è quindi utile a individuare eventuali ricorrenze geografiche e divari territoriali, per capire in quali territori sia più urgente intervenire per migliorarne la mobilità del Paese.

Lo sviluppo della rete stradale negli anni

Prima di ricostruire i divari territoriali nell’estensione della rete da nord a sud, è importante fare un passo indietro e osservare la diffusione del servizio nel suo complesso. Per rete stradale si intende, in base alla classificazione Ispra, l’insieme che comprende autostrade, strade regionali e provinciali e altre di interesse nazionale (queste ultime comunemente denominate “statali”): un’infrastruttura che complessivamente è aumentata di oltre 18mila chilometri in quasi 30 anni.

Complessivamente la rete stradale è cresciuta del 12% in 30 anni, con alcune differenze in base alla tipologia di infrastruttura. Se le autostrade sono aumentate del 13% e le regionali e provinciali del 40%, le statali (altre strade di interesse nazionale) risultano quasi dimezzate (-48%). Un divario, quello tra regionali e provinciali da un lato e statali dall’altro, che è anche dovuto alle diverse modifiche alla classificazione della rete stradale che si sono succedute negli anni.

Come varia la rete stradale da nord a sud?

Un primo passo per approfondire il dato a livello territoriale è confrontare la diffusione dell’infrastruttura tra le macroaree del paese. Per farlo, è utile l’indicatore Ispra che considera il numero di chilometri disponibili rispetto alle vetture circolanti.

A sud risultano 55 km disponibili ogni 10mila auto circolanti. Si tratta del dato più alto e l’unico a superare la media nazionale di 42 km per 10mila autovetture. Al di sotto di questa soglia invece il centro (41 km) e il nord Italia (33 km).

Osservando questi dati è importante considerare che valori più alti, come quello che interessa l’Italia meridionale, dipendono anche dal numero di veicoli in circolazione. In questo senso i dati Aci 2019 rivelano una minore diffusione di macchine al sud (62,57 autovetture ogni 100 abitanti) rispetto alle altre aree del paese, tra cui il nord-est risulta primo con 69,37 macchine per 100 abitanti.

Considerando invece i dati relativi alle diverse tipologie di infrastruttura, il nord del paese spicca per offerta di autostrade, superando sia la media nazionale che le altre macroaree. Mentre il sud risulta primo per quanto riguarda strade regionali e provinciali (42,94 km per 10mila macchine) e altre di interesse nazionale (10,65 km).

Approfondendo ulteriormente, è interessante verificare la composizione delle reti stradali nelle diverse regioni italiane. A conferma di quanto appena visto, sono i territori del nord a essere maggiormente attraversati da autostrade e quindi più collegati, in un certo senso, anche con il resto del Paese.

In generale tutte le regioni presentano un’infrastruttura composta perlopiù da strade regionali e provinciali. Quote più basse si registrano invece per le statali, che in Sardegna raggiungono la percentuale più alta (33%), anche a causa della mancanza di autostrade sull’isola. Si tratta della quota più alta, seguita dalla Liguria (10%) e dalle altre regioni del nord Italia. Unica eccezione il Friuli-Venezia Giulia, dove le autostrade costituiscono il 3% dell’infrastruttura totale.

[ Tratto da un’analisi pubblicata da OpenPolis ]

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