Bellezza e creatività aumentano l’occupazione
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22 Giugno 2019
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Per rilanciare l’economia anziché puntare su ricette aliene legate ad alti modelli produttivi bisogna puntare su ciò che ci rende unici: cultura, creatività e bellezza che sono un volano e alimentano il nostro soft power.
Il coraggio di investire nelle competenze
Le competenze sono la chiave di volta in tutti i settori produttivi dell’Italia quando fa l’Italia. E la bellezza è uno dei nostri punti di forza. L’intreccio caratteristico tra cultura e manifattura, coesione sociale e innovazione, competitività e sostenibilità, rappresenta un’eredità del passato ma anche una chiave per il futuro.
“Io sono cultura”
I dati che emergono dalla presentazione del nono rapporto “Io sono cultura” elaborato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere ci dicono che nel 2018 il Sistema Produttivo Culturale e Creativo in Italia ha sfiorato i 96 miliardi di euro, ovvero il 6,1% del PIL, grazie all’impiego di 1,55 milioni di occupati (6,1% sul totale economia). La filiera cresce sia in termini di valore aggiunto, ancor più dell’anno precedente (+2,9%), sia di occupati (+1,5%), registrando performance migliori dell’economia italiana nel suo complesso.
E’ la soft economy, bellezza!
Cultura e creatività hanno poi un effetto moltiplicatore sul resto dell’economia: l’intera filiera culturale produce 265,4 miliardi di euro, il 16,9% del valore aggiunto nazionale, col turismo come primo beneficiario di questo effetto volano. Alla cultura e alla creatività e alla loro capacità di creare soft economy, un neologismo coniato per indicare un’economia che punta sulla qualità valorizzando l’identità delle comunità e dei territori, rispettando l’ambiente e incorporando la bellezza.
Se l’Italia fa l’Italia
Come disse Carlo Azeglio Ciampi, l’articolo più originale della nostra Costituzione repubblicana è proprio quell’articolo 9 che trova poche analogie nelle Costituzioni di tutto il mondo: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione“.
Quella raccontata in “Io sono cultura” è un’Italia vitale, ricca di talenti, da cui il Paese può attingere le energie migliori per affermare un paradigma di sviluppo che i nostri padri costituenti oltre settant’anni descrissero nel bellissimo art. 9 della Costituzione italiana: un modello di competitività e di bellezza, di produzione di ricchezza e sostenibilità, di coesione sociale e di innovazione e tecnologia.
Il rapporto dimostra che possiamo competere in un mondo globalizzato se innoviamo senza cancellare la nostra identità, se l’Italia fa l’Italia.
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