Il Ministero dei Trasporti cambia nome
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3 Maggio 2021
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Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile: è questo il nuovo nome assegnato al Ministero prima incaricato della gestione di reti infrastrutturali, politica urbana, edilizia abitativa, attività relative a trasporti e viabilità.
L’obiettivo del nuovo ministero è promuovere una forte ripresa economica del Paese che sia sostenibile anche sul piano sociale e ambientale; investire per produrre un effetto sulla competitività del sistema economico e creare uno stimolo occupazionale.
Il cambio nome è stato proposto dal ministro Enrico Giovannini: “Il Ministero aprirà un dialogo intenso con gli operatori economici e sociali per identificare le azioni più idonee per accelerare questo percorso, tenendo conto anche delle nuove opportunità derivanti dai recenti orientamenti del mondo finanziario e delle politiche europee in materia”.
Lo spostamento delle persone – mobilità – e le vie di comunicazione del Paese – infrastrutture – devono diventare sostenibili attraverso le risorse del Next Generation Eu, lo strumento temporaneo per la ripresa che contribuirà a riparare i danni economici e sociali causati dalla pandemia di coronavirus per creare un’Europa post COVID-19 più verde, digitale, resiliente.
SIMTUR: “Un segno dei tempi“
«La storia personale e professionale di Enrico Giovannini molto prima di essere Ministro ci spinge ad essere fiduciosi» – scrive in una nota il presidente di SIMTUR, Federico Massimo Ceschin – «Non siamo di fronte ad un banale cambio di etichetta quanto piuttosto ad un vero e proprio segno dei tempi, che va nella direzione di affermare il paradigma della “mobilità sostenibile”, che attende una sua definizione dal 1998, quando il “Decreto Ronchi” introdusse la figura dei “Mobility manager”: professionisti in grado di un agire sulle leve di un insieme di strategie eco-compatibili che siano in grado di garantire che i sistemi di trasporto rispondano contemporaneamente alle esigenze economiche, sociali e ambientali della società, al fine di ridurre l’inquinamento, salvaguardare la salute e lo spazio pubblico».
«Confidiamo che la transizione digitale possa essere messa al servizio della necessaria transizione ecologica», prosegue la nota: «Quando parliamo di mobilità sostenibile non possiamo non considerare le interconnessioni tra veicoli, utenti e strade. Oltre alle politiche urbane delle smart cities appare quanto mai urgente ragionare nei termini di smart roads, ovvero sostenere una nuova visione della strada, digitale, che consenta continue connessioni in grado di alimentare sistemi di rilevazione “intelligenti” del traffico, dei livelli di inquinamento, della presenza di cantieri, di deviazioni dei flussi di traffico in caso di incidenti o danni, di suggerimenti di tragitti alternativi, di servizi di trasporto pubblico “on demand” e “as a service“, in modo da ottenere risultati nel breve periodo ma con lo sguardo alle prossime generazioni di italiani».
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