Dimore storiche

Gaddo Della Gherardesca, presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane, propone un art bonus per chi investe sulle proprietà di privati: già adesioni da Mapei, Urban Vision e Repower.

Siamo tutti ambasciatori del bello

Se il patrimonio culturale vuol dire turismo e le dimore storiche sono traino del Paese, all’Italia manca ancora un «art bonus» che possa sostenerle grazie agli investimenti di aziende e singoli mecenati sul modello americano. A invocarlo è Gaddo della Gherardesca, un castello di famiglia in Maremma tramandato da secoli, già imprenditore nella pubblicità ed editore (del magazine The Good Life).

Dal 2016 siede al vertice dell’Associazione dimore storiche italiane (Adsi): «Siamo tutti ambasciatori del bello», ha raccontato a ItaliaOggi, «ma serve una regia e soprattutto nuovi sponsor». Proposte che della Gherardesca presenta ai 4.500 associati Adsi disseminati lungo tutto lo Stivale, riuniti per l’occasione a Bologna.

Perché un modello americano per rilanciare il patrimonio d’Italia?

Perché non esistono formule magiche e circolano sempre meno risorse. Quando vedo «Save Venice», una no profit di base a New York che riporta in luce il patrimonio della Laguna con operazioni trasparenti (ha finanziato 450 restauri raccogliendo più di 25 milioni di dollari, ndr) penso che questa sia la direzione giusta.

Residenze d'epoca

In America è tutto detraibile

Infatti anche in Italia serve un Art bonus per gli investitori non solo di immobili dello Stato ma di privati che sostengono le economie secondarie del Paese. Si tratta di beni soggetti a vincolo del Ministero dei Beni Culturali, ritenuti di interesse storico-artistico e architettonico.

Perché gli stranieri amano l’Italia?

Vogliono partecipare. Emblematico, una volta, il caso di un nostro ospite che lasciò una busta con una donazione e la scritta: per la casa.

Qual è il messaggio dell’Adsi?

Bisogna investire anche a livello di lobbing. Da inizio mandato, nel 2016, mi sono dato l’obiettivo di un’«operazione simpatia» per un mondo percepito spesso distante dalla realtà. Intanto abbiamo siglato nuove partnership per aiutare i soci: sono arrivate aziende come Mapei (prodotti per l’edilizia), Urban Vision (restauri sponsorizzati) e la multiutility Repower.

Il lusso e la moda hanno investito molto nella cultura, come è cambiato il percepito delle bellezze storiche fra i cittadini?

Mi basta vedere Castagneto Carducci (Livorno, sede del Castello della famiglia Della Gherardesca), che tra giornate delle dimore aperte e del Fai accoglie 3.500 persone che fanno la spesa, benzina, siedono al ristorante e comprano il giornale. La cultura è traino per i territori oltre le rotte tradizionali dei turisti.

Residenze d'epoca

A proposito del Fai, che rapporto c’è con il Fondo Ambiente Italiano?

Siamo due realtà completamente diverse, perché siamo privati. Ma si deve lavorare, come hanno fatto loro sul percepito. Ad esempio sfatare i miti che chi ha un doppio cognome sia un nulla facente che siede sui divani da mattina a sera. Ma per farlo ci si deve mettere in gioco in prima persona.

Chi le piacerebbe portare nell’associazione?

Vorrei duplicare la soglia degli associati. Stime della Fondazione Bruno Visentini alla mano l’Italia conta 30mila dimore private. Ci consentirebbe di pesare di più in sede istituzionale. Ma servono anche ‘amici’, vorrei tutte le Fondazioni e poi andare all’estero per un piano di crowdfunding serio.

E sul fronte sponsor?

Pensando che ogni casa è assicurata e per fare lavori si accendono mutui, mi sono sempre chiesto perché manchi l’appoggio di queste realtà. In 10 anni, dal 2004 al 2015, sono stati spesi 33 miliardi di euro negli immobili vincolati, con un indotto sui territori di oltre 36 miliardi. La necessità di effettuare lavori per ulteriori 13,6 miliardi per la manutenzione obbligatoria nei cinque anni successivi fa stimare un nuovo gettito da 14,7 miliardi per le professionalità dei territori.

Cosa le piacerebbe chiedere al prossimo governo?

Un piano a lungo termine per la promozione e il turismo. Gli italiani sono i primi che devono riscoprire l’Italia e come dico sempre, non si difende quello che non si ama e non si ama quello che non si conosce.

[Commento di Francesca Sottilaro per ItaliaOggi]

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