Sfruttare la pandemia contro il riscaldamento globale
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15 Dicembre 2020
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Lo consiglia un rapporto delle Nazioni Unite: i piani di rilancio dell’economia devono essere orientati a inquinare molto meno.
Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), che si occupa delle politiche per contrastare il cambiamento climatico, ha pubblicato oggi un nuovo rapporto sulle emissioni di gas inquinanti prodotti dalle attività umane, una delle principali cause del riscaldamento globale. Secondo il rapporto, nonostante una breve riduzione nelle emissioni di anidride carbonica (CO2, uno dei principali gas serra) quest’anno dovuta alla pandemia da coronavirus, la temperatura media globale continua a seguire una traiettoria che la porterà ad aumentare di 3 °C entro la fine del secolo. Un risultato di questo tipo avrebbe conseguenze catastrofiche per numerosi ecosistemi e per la qualità della vita di miliardi di persone.
L’aumento di 3 °C sarebbe sensibilmente superiore rispetto agli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015, con il quale la maggior parte degli stati del mondo si è impegnata per adottare politiche tese a mantenere l’incremento della temperatura media globale tra 1,5 e 2 °C. Un risultato di questo tipo comporterebbe comunque diversi cambiamenti negli ecosistemi, ma consentirebbe di limitare i danni e di rendere possibili successivi miglioramenti (per quanto improbabili allo stato attuale delle cose).
Secondo l’UNEP, la pandemia potrebbe però costituire una buona opportunità per rivedere alcune politiche ambientali, rafforzando soprattutto gli investimenti per la riduzione delle emissioni. In questi mesi, i paesi più grandi produttori di CO2 hanno avviato programmi di investimento molto ambiziosi non solo per provare a ridurre la diffusione del coronavirus, ma anche per rilanciare l’economia, sulla quale hanno avuto un forte impatto restrizioni e lockdown. Gli investimenti in programma potrebbero essere orientati verso sistemi produttivi più sostenibili per l’ambiente, riducendo il rischio di arrivare ai numeri del collasso globale.
I modelli realizzati nel rapporto UNEP stimano che con i giusti interventi per un “piano di ripresa verde dalla pandemia” i governi possano rispettare gli impegni assunti a Parigi nel 2015, mantenendo l’aumento della temperatura media globale tra gli 1,5 e i 2 °C.
Invertire la tendenza non sarà comunque semplice
Le emissioni di gas serra su scala mondiale sono aumentate in media dell’1,4 per cento all’anno dal 2010, con un aumento molto marcato nel 2019 e pari al 2,6 per cento. Sull’incremento dello scorso anno ha contribuito la maggiore quantità di incendi su larga scala, che ha interessato le foreste di grandi dimensioni.
L’UNEP ha stimato che quest’anno, in seguito ai minori spostamenti e ad una ridotta produzione industriale e di energia elettrica causata dai lockdown, le emissioni di anidride carbonica dovrebbero ridursi del 7% rispetto agli ultimi anni. Ma tale riduzione avrà un impatto davvero marginale sulla diminuzione della temperatura media globale entro il 2050: appena 0,01 °C.
Anche con la pandemia, le indicazioni per i governi sulle politiche da adottare rimangono quelle consigliate da tempo: ricorso massiccio alle tecnologie a zero emissioni, riduzione dei sussidi per chi consuma combustibili fossili, nessuna nuova costruzione di centrali elettriche a carbone, attività di recupero degli ambienti naturali e rimboschimento.
Il rapporto rileva come nell’ultimo periodo un numero crescente di governi si sia impegnato ad azzerare le emissioni nette entro la metà del secolo. Circa 126 paesi, che da soli producono il 51 per cento delle emissioni di gas serra, hanno adottato o hanno annunciato di volere adottare nuove politiche per azzerare le emissioni di anidride carbonica nei prossimi decenni. Il problema, segnalato da ricercatori, esperti e associazioni ormai da anni è che spesso questi annunci non sono seguiti da azioni concrete. L’UNEP stima che gli attuali sforzi, in corso o annunciati, debbano essere almeno triplicati per ridurre il rischio di un aumento di 2 °C della temperatura media globale.
Come ogni anno, il rapporto dell’UNEP dedica una parte delle proprie analisi a uno o più settori con margini di miglioramento per la riduzione delle emissioni. Quest’anno la ricerca si è concentrata sulle spedizioni e il trasporto aereo, che da soli contribuiscono al 5 per cento delle emissioni di gas serra. Le nuove tecnologie per ridurre i consumi e migliorare la resa, per esempi dei motori degli aerei, possono contribuire solo in parte alla riduzione dell’impronta ambientale di questi settori, la cui crescita continua a essere molto alta, anche se temporaneamente rallentata dalla pandemia in corso. Gli sforzi per trovare soluzioni alternative all’impiego dei combustibili fossili non sono stati ancora sufficienti, anche se da tempo il settore sta provando a ripensare parte del proprio funzionamento, partendo dalle tecnologie che utilizza e dall’ottimizzazione dei trasporti, sia per i passeggeri sia per le merci.
Per ridurre le emissioni di anidride carbonica, l’UNEP segnala la possibilità di ricorrere a mezzi di trasporto collettivi meno inquinanti degli aerei, come i treni, soprattutto per compiere spostamenti su brevi distanze. I governi dovrebbero inoltre provvedere a sistemi di mobilità sostenibile, favorendo la diffusione delle biciclette e del car sharing, oltre a promuovere incentivi per rendere più efficienti le abitazioni dal punto di vista energetico.
All’inizio di questa settimana, il Consorzio europeo Copernicus per le rilevazioni satellitari ha pubblicato i risultati delle sue ultime rilevazioni, segnalando come quello da poco terminato sia stato il novembre più caldo mai registrato su scala globale, e con un ampio margine. Il precedente record era stato rilevato nel 2019, quando era stato superato un altro record rilevato nel novembre del 2016.
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