Roberto Greco: con SIMTUR, l’ingegneria al servizio della società

Roberto Greco

Roberto Greco è il direttore tecnico nazionale di SIMTUR. Siciliano per nascita e ingegnere per vocazione, è una delle firme più autorevoli nello scenario infrastrutturale della mobilità dolce del nostro Paese, con esperienze internazionali. Il suo proverbio preferito? “Less is more. God is in details“.

D: Direttore, quali sono i campi di azione di SIMTUR sui quali maggiormente si focalizza la tua attenzione?

Lavoriamo per realizzare modelli di sviluppo sostenibili fondati sull’implementazione di reti e sistemi di mobilità dolce, da realizzarsi non soltanto attraverso una progressiva qualificazione delle infrastrutture ma mediante la stimolazione sociale di una reale consapevolezza del ruolo centrale della mobilità nel mondo contemporaneo. Una missione divenuta più stringente a causa dell’inaspettato rappresentarsi di una devastante pandemia, che ha scalzato molte convinzioni e messo al centro dell’attenzione elementi di giudizio precedentemente ritenuti – a torto – obsoleti.

D: Sì, la situazione è evidentemente complessa. In cosa consiste la centralità della mobilità? E quali sono le azioni concrete?

Naturalmente, per professione, ritengo che sia necessario e urgente implementare a tutti i livelli (nazionale, regionale, provinciale e locale) la infrastrutturazione di reti, percorsi e sistemi di mobilità dolce e sostenibile. Ma in questa fase, alla luce di una profonda crisi pandemica, sono evidenti anche elementi “soft”: gli stili di vita nelle città e nei territori, il modo di viaggiare e fare turismo, la riqualificazione degli spazi pubblici, il ridisegno di aree residenziali e produttive, tutto deve entrare in stretta correlazione con l’accresciuta esigenza di contatto sociale, con il desiderio di libertà, di esplorazione territoriale e culturale. La mobilità è parte della soluzione, non certo del problema: la popolazione mondiale, all’indomani dell’attuazione di una vaccinazione estesa in grado di garantire la pubblica incolumità, non potrà cancellare questi sentimenti.
Nella nostra visione, va approfondita l’esplorazione del rapporto tra restauro sociale, marginalizzazione delle comunità e mobilità, secondo innovative logiche sistemiche che mettano al centro l’uomo e non il profitto, spostando l’interesse verso centri minori, da connettere telematicamente, al fine di potere consentire un ripopolamento delle aree interne, soprattutto in considerazione di una consapevolezza dell’enorme valore aggiunto che riveste il vivere un’Italia indebitamente definita “minore”.

D: Grazie direttore. In questo scenario, come si manifestano le proposte SIMTUR?

Occorre procedere con decisione nel ricreare un bilanciamento del rapporto uomo- ambiente, indirizzando la massa critica e i decisori verso realtà meno energivore, più sostenibili e – in ogni caso – più aderenti ai fabbisogni delle comunità, soprattutto di quelle marginalizzate.
Per questo crediamo sia necessario formare nuovi professionisti – quelli della mobilità, per l’appunto – e nuovi modi di pensare. E ciò può avvenire soltanto a condizione di una profonda rivisitazione dell’approccio sistemico fatto dalle categorie professionali dei gestori territoriali (ingegneri, architetti, urbanisti, agronomi, geologi, geografi, paesaggisti) con i territori, con il mondo del sociale, con l’economia reale. Il mobility manager che intendiamo formare nel nostro variegato programma “Movability” non è semplicemente un gestore del traffico urbano o periurbano come molti oggi credono, ma è il sofisticato interprete di un nuovo modo di porre in equilibrio le diverse esigenze: il muoversi per lavoro, studio, svago, attività fisica o ludica ed  il circostante, invertendo la scellerata tendenza che ha visto – dagli anni 60 ad oggi – una crescita esponenziale di consumo di suolo per infrastrutture, residenze, impianti produttivi, spesso congestionando e rendendo difficile proprio la permanenza umana in quegli ambiti.

D: E per domani? Cosa immagini?

Stiamo cercando di immaginare il mondo che sarà “dopo”, quelle nuove competenze che autorevoli studi individuano nel 27% del totale delle skill professionali e che ancora non esistono.
Cerchiamo di pensare ad un mondo sicuramente smart, ma non schiavo di una tecnologia per pochi eletti, fruitore, invece, di una tecnologia “sociale”, in grado di favorire lo sviluppo in modalità amichevole.
La mobilità è dolce, pulita, condivisa, collettiva, di servizio, connettiva ed inclusiva. Dal Micro al Macro, dall’alta velocità all’Altra Velocità, cercando di suggerire metodiche di spostamento idonee ad ogni tipo di scala e distanza.

Personalmente, credo che SIMTUR abbia visto lontano recuperando l’approccio delle “Piccole Patrie” enucleato dal grande Adriano Olivetti, di grandissima attualità. Soprattutto oggi che la terra ci sta presentando il conto e che miti come quello della Milano da bere e della Lombardia locomotiva d’Italia ci appaiono quanto meno appannati ed obsoleti.
Pensiamo che una accurata scelta di soggetti profondi conoscitori di dinamiche locali, territoriali e regionali, possano fornire risposte congruenti a problemi identici dalla Val D’Aosta alla Basilicata.

Per questo rivolgiamo un appello a tutte le realtà – istituzionali, della ricerca, del terzo settore, delle imprese – che intendano abbracciare un pensiero nuovo, che guardi al Pianeta da una diversa angolazione, per diventare bagaglio fondamentale di un nuovo disegno di progetto nazionale che proietti il Paese nel futuro recuperando un posizionamento di eccellenza e una maggiore competitività attraverso le chiavi dell’economia circolare e della mobilità sostenibile.

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