Green communities

Territori pronti per il bando del PNRR che vedrà il Ministero degli Affari regionali individuare 27 Green Communities in Italia, con 135 milioni di euro a disposizione, per affrontare la transizione ecologica ed economica lavorando in diversi ambiti attraverso un piano di azioni nei territori che si ripromettono buoni investimenti.

Quali sono i “buoni investimenti” che i territori sono chiamati a realizzare? Ad esempio la gestione forestale, attuando la Strategia forestale nazionale. come l’agricoltura nelle aree fragili, politiche di gestione delle risorse idriche e dei rifiuti, ma soprattutto comunità energetiche.

Nel 2015 la Strategia delle Green Communities è diventata legge assieme alle ‘Oil free zones’ ed al “pagamento dei servizi ecosistemici ambientali“, anticipando i contenuti della Legge 158/2017 sui piccoli Comuni e l’attuale disegno di legge quadro per lo sviluppo della montagna, varato dal Governo a inizio marzo 2022 e che ora inizia l’iter in Parlamento.

Di fatto la Strategia delle Green Communities potenzia e rilancia la Strategia delle Aree interne, aggiungendo a riorganizzazione dei servizi e sviluppo locale, il pilastro della sostenibilità e dell’uso delle risorse naturali: con il PNRR si dà ulteriore sostanza al percorso che dovrà continuare non solo nelle aree che si candideranno a istituire una comunità energetica ma in tutte le zone montane italiane.

In un dossier, Uncem (Unione nazionale comuni ed enti montani) ammonisce: «Programmare e definire un percorso oggi è determinante per le candidature sul bando Pnrr di prossima uscita: fondamentale il ruolo di tutti gli Enti sovracomunali e, in particolare, di Comunità montane e Unioni montane, per realizzare una strategia di ‘comunità verde’ effettivamente proiettata al 2050».

Ma cosa sono le comunità energetiche?

Le Green Communities aprono un nuovo percorso di “comunità vive”, capaci di stringere un nuovo patto tra aree urbane, aree rurali e aree interne per mettere al centro le politiche per l’ambiente, l’uso sostenibile delle risorse naturali, il pagamento dei servizi ecosistemici, agricoltura innovativa, start up e turismo. Si cresce insieme, comunità e ambiente. Si cammina insieme affinché nessuno venga lasciato indietro. Solo così si vince la sfida del futuro.

Sono strumento ideale per territori colpiti da incendi, da grandi calamità naturali, da fenomeni diffusi di dissesto idrogeologico – considerando geograficamente un territorio ampio, con più Comuni insieme – per definire un processo di rigenerazione del territorio, non solo ambientale, ma anche sociale ed economico, che tenga insieme le risposte alla crisi climatica, alla crisi economica e anche alla crisi pandemica. Le Green Communities plasmano i territori per contrastare spopolamento, abbandono e desertificazione.

Le “Comunità verdi” sono previste nella Legge 28 dicembre 2015 n. 221 (“Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali“), per rispondere agli impegni assunti dal Paese nell’ambito della Cop21 di Parigi: si tratta di una legge organica su ambiente, territorio, nuovo rapporto tra uomo ed ecosistema, riduzione delle risorse, riequilibrio del rapporto tra aree rurali e urbane. È la base per il lavoro da fare oggi, con la Strategia delle Green Communities finanziata dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.

Green economy, prevenzione del dissesto idrogeologico, gestione forestale, mobilità elettrica e sostenibile, sostegno alla raccolta differenziata dei rifiuti, incentivi agli acquisti verdi: con l’istituzione delle Green communities (che comprendono, ad esempio, “Comunità energetiche” e “Cooperative di comunità”, tra le migliori e più preziose innovazioni nell’ultimo decennio per trasformare i territori) e delle “Oil free zone” per le comunità montane, nascono e crescono nuovi modelli economici, investimenti che favoriscono le imprese verdi e il turismo sostenibile.

Il Piano di ciascuna “comunità verde” è modellato dai territori, che individuano ambiti di azione, potenzialità opportunità, urgenze, investimenti. L’articolo 72 della 221/2015 e così la Misura del Pnrr nella Missione 2, offrono un perimetro chiaro di azione: la strategia nazionale delle Green Communities individua il valore dei territori rurali e di montagna che intendono sfruttare in modo equilibrato le risorse principali di cui dispongono, tra cui in primo luogo acqua, boschi e paesaggio, e aprire un nuovo rapporto sussidiario e di scambio con le comunità urbane e metropolitane, in modo da poter impostare, nella fase della green economy, un piano di sviluppo sostenibile non solo dal punto di vista energetico, ambientale ed economico nei seguenti campi:

  1. gestione integrata e certificata del patrimonio agro-forestale, anche tramite lo scambio dei crediti derivanti dalla cattura dell’anidride carbonica, la gestione della biodiversità e la certificazione della filiera del legno;
  2. gestione integrata e certificata delle risorse idriche;
  3. produzione di energia da fonti rinnovabili locali, quali i microimpianti idroelettrici, le biomasse, il biogas, l’eolico, la cogenerazione e il biometano;
  4. sviluppo di un turismo sostenibile, capace di valorizzare le produzioni locali;
  5. costruzione e gestione sostenibile del patrimonio edilizio e delle infrastrutture di una montagna moderna;
  6. efficienza energetica e integrazione intelligente degli impianti e delle reti;
  7. sviluppo sostenibile delle attività produttive (zero waste production);
  8. integrazione dei servizi di mobilita’;
  9. sviluppo di un modello di azienda agricola sostenibile che sia anche energeticamente indipendente attraverso la produzione e l’uso di energia da fonti rinnovabili nei settori elettrico, termico e dei trasporti.

Non solo green. I territori devono essere anche smart. Intelligenti, interconnessi, connessi.

Il digital divide è un’emergenza nazionale che va risolta una volta per tutte, anche grazie alle risorse economiche previste nel PNRR. Servono infrastrutture – fibra ed FWA – che diano strumenti di azione veri. Finora troppe aree montane e interne dell’Italia soffrono per la mancanza di connessioni (tv che non si vede, internet lento, telefonia mobile non adeguata).

Il patto culturale promosso nella “comunità verdi” richiede garanzia di adeguati servizi e diritti di cittadinanza, che lo Stato deve portare nei territori lavorando su livelli essenziali delle prestazioni (per i servizi) e sui contratti di servizio con le grandi imprese partecipate dallo Stato per le infrastrutture. Le Smart e Green Communities consentono di superare ogni gap, di vincere sperequazioni territoriali e disuguaglianze sociali. Anche in questo passo dobbiamo crescere fino in fondo. Lavoriamoci insieme.

 

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