Meeting 2022 in Campidoglio

Ad una sola settimana dall’inizio della VII edizione del Meeting “All Routes lead to Rome“, abbiamo chiesto al suo ideatore Federico Massimo Ceschin – poi eletto presidente SIMTUR – di rivelarci le traiettorie di una manifestazione che continua ad evolvere e diventa punto di riferimento di mondi sempre più ampi e plurali. Naturalmente, anche questa volta le sorprese non si sono fatte attendere.

Se avesse solo tre parole per descrivere l’evento a chi non lo conosce?

Il Meeting è un momento di incontro e di confronto che chiede agli esperti di generare connessioni e creare valore anche per chi non si sente protagonista delle transizioni green e digitali in atto. Anche per chi si sente fragile, ha paura e guarda con incertezza al futuro, ma non intende perdere la speranza e si adopera per recuperare un tessuto di fiducia.

Quali sono state le motivazioni che, nel 2015, l’hanno spinta a ideare il Meeting?

Il nostro è uno “strano” Paese. Siamo e ci sentiamo eccellenti in numerosissimi settori, ma siamo sempre chiusi, diffidenti e ostinatamente incapaci di cooperare. Trent’anni di esperienze in ogni regione d’Italia mi hanno reso consapevole di una profonda solitudine, nelle città come nelle campagne, nelle imprese come nella pubblica amministrazione: ne é emersa chiara la necessità di generare una piattaforma che potesse svolgere funzioni di lobby positiva a favore della transizione ecologica del Paese, ma anche di osservatorio di politiche pubbliche, di laboratorio di economia condivisa e circolare, nonché di incubatore di reti sociali e d’impresa per dare respiro alle infinite energie che i territori esprimono.
Gli itinerari, le rotte, i cammini e le ciclovie hanno rappresentato una straordinaria opportunità: nonostante compongano una rete fragile, composta di fili sottili, possiedono un contenuto di narrazione che si prestava da subito a raccontare identità territoriali, vite straordinarie, buone pratiche e piccole storie da condividere con un grande pubblico.

Nel corso degli anni, quali sono stati i cambiamenti che ha potuto osservare? E quali innovazioni ha incentivato il Meeting?

Attraverso le precedenti edizioni, ho potuto osservare un crescente interesse e un costante avvicinamento ai temi del Meeting da parte di un pubblico sempre più ampio e di attori sempre più autorevoli, tanto sul piano istituzionale che nel tessuto d’impresa e delle componenti attive della società. Complice senza dubbio la pandemia che, se potesse essere analizzata al netto dei suoi impatti drammatici, ha costituito un fortissimo acceleratore in direzione della digitalizzazione e di una rinnovata relazione tra uomo e natura.
Sul palco si sono alternati centinaia di speaker autorevoli, che hanno offerto ai partecipanti una lettura dei cambiamenti in corso negli scenari della mobilità sostenibile, del viaggio e della qualità della vita nelle aree urbane e nei territori, con particolare riguardo alle aree interne e marginali. Le conferenze hanno ospitato ministri, presidenti di Regioni, candidati a premi Nobel, docenti universitari, rappresentanti di istituzioni e associazioni che si occupano di infrastrutture, di innovazione nel settore dei trasporti e dell’intermodalità.
Attraverso il contributo di centinaia di uomini e donne competenti, dal grande carisma e con visioni ampie, si è generata una comunità nazionale che ormai condivide un quadro di valori e – di conseguenza – una prospettiva di futuro. Non si può dimenticare, naturalmente, che è questa stessa comunità ad aver dato vita a SIMTUR…

Quanto sono cambiati e e come cambieranno gli scenari della mobilità e del turismo?

Credo si debba anzitutto riconoscere la portata epocale di due documenti straordinari, pubblicati nel 2015 a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro: l’Enciclica Laudato Si’ del Santo Padre Francesco e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite: la ferma condanna del modello di sviluppo del Novecento ci ha consentito di iniziare a voltare pagina, indicando anche la via da seguire per ridurre l’impatto delle attività umane e disegnare un futuro più giusto e più sostenibile, per tutti.
Poi, come dicevo, molto hanno potuto i lockdown: chiusa in casa, l’umanità ha avuto modo per la prima volta di fermarsi a riflettere. L’improvvisa “reclusione” – nemmeno immaginabile fino alla vigilia, se non nei film apocalittici – ha reso maggiormente evidenti i bisogni primari. Prima di tutto la libertà. La libertà di muoversi, di incontrare, di relazionarsi con luoghi e persone, di viaggiare, di conoscere… e forse persino di rinnovare un senso di comunità che si era andato decolorando.
A seguito della pandemia, il concetto di sostenibilità ha pervaso ogni settore economico ed è entrato nel dizionario collettivo con nuovi significati, grazie anche ad una agenda politica rinnovata e al ruolo dei media, che hanno indotto anche l’ambientalismo storico a rivedere alcune posizioni troppo radicali a favore di una conciliazione necessaria. Banalmente, dal mio punto di vista, il paradigma del “cambiamento” – che l’ecologismo vaticinava da decenni con un atteggiamento spesso conflittuale – diventando “transizione ecologica” ha assunto un orientamento nuovo, più costruttivo, più realistico e – dunque – più pragmatico.
Negli scenari della mobilità e del turismo, non è più possibile confrontarsi astrattamente sulle direzioni da prendere per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, a prescindere dai comportamenti collettivi e individuali, ma è necessario operare quotidianamente per piccoli passi verso una effettiva diminuzione dell’impronta ecologica. Ciò sarà sempre più possibile grazie a nuovi modelli educativi ed a nuove consapevolezze, che condurranno a rinnovati stili di produzione, di trasporto, di distribuzione, di consumo e di vita.

Federico Massimo Ceschin, ideatore e coordinatore del Meeting "All Routes lead to Rome"

Può dirci qualcosa di più sul pubblico del Meeting? Ci sono solo addetti ai lavori o anche appassionati, curiosi e giovani?

Ogni anno il Meeting attira l’attenzione di un pubblico sempre più colto e preparato, che richiede di adeguare costantemente il livello di qualità della proposta complessiva e dei singoli interventi. Per questo motivo si è proceduto – progressivamente – a dedicare sessioni sempre più specialistiche: il turismo rurale, il turismo fluviale e delle acque interne, il turismo a cavallo, i borghi e le «piccole patrie», la digitalizzazione, non sono soltanto frutto di una segmentazione ma la proposta concreta di generare filiere di prodotto turistico emozionale ed esperienziale che produca responsabilmente effetti positivi sulle comunità locali, sui luoghi, sui paesaggi e sulla vita quotidiana delle persone.
Edizione dopo edizione, persone e portatori di interesse hanno visto qualcosa di diverso nel Meeting rispetto alle altre già numerose proposte di evento: direi un mix altrove non altrettanto forte di esperienza, competenza, passione e desiderio di condivisione. Tutti gli ingredienti necessari per passare dalle parole ai fatti. 
Il pubblico è sempre più giovane (si pensi a SIMTUR Junior, ma anche alla forte attenzione dedicata da SIMTUR alla formazione) e sorprendentemente femminile (quasi al 70%): mi piace pensare che il mondo di domani troverà le donne protagoniste della cura del Pianeta, più che della cura della casa. In fondo, come dice Papa Francesco, la Terra è la nostra “casa comune”, no?

Quali le novità del 2022 e, soprattutto, perché partecipare al Meeting?

I motivi sono davvero numerosi e diversi. Non stimoliamo una semplice partecipazione da spettatori: chi prende parte al Meeting deve sapere che non si tratta di un evento estemporaneo, fine a se stesso, al termine del quale si spengono le luci e si chiudono i battenti.
Partecipare significa entrare in relazione, prendere parte attiva nei cambiamenti necessari, diventare parte di una comunità professionale, appassionata e visionaria, che intende essere ogni giorno più consapevole e protagonista del disegno di un #futuroprossimo più giusto e più armonioso.
Il tema della VII edizione è lo sviluppo sostenibile delle montagne, raccogliendo l’invito delle Nazioni Unite e declinandolo all’italiana: per decenni abbiamo voltato le spalle alle aree interne del Paese, rendendole marginali, per poi scoprire che si stratta di un’immensa riserva di valore. Ed è a partire dalla condivisione di questo convincimento che andremo a generare le traiettorie di impegno dei prossimi mesi e anni, insieme ad un partenariato sempre più ampio ed autorevole.
Le porte del Meeting sono sempre aperte. Per partecipare non è necessario acquistare biglietti né esibire prenotazioni (salvo gli accrediti necessari per accedere alle sedi istituzionali, da richiedere all’indirizzo [email protected]): saremo sempre lieti di incontrare nuove persone e organizzazioni con cui tratteggiare percorsi di comunione.
Non posso nascondere una certa soddisfazione nell’invitare al Campidoglio, dove si terranno la maggior parte delle conferenze. E non riesco ad immaginare un luogo migliore per continuare ad esercitare il nostro ruolo di “cerniera” tra le istituzioni, i territori, le imprese e i cittadini.

Sappiamo che c’è una importante novità nell’aria: vuole già anticipare qualcosa?

Il Meeting è nato nell’anno del Giubileo della Misericordia ed è quindi del tutto naturale guardare con sensibilità e con ogni considerazione al Giubileo 2025 che si avvicina. Stiamo valutando di allontanarci da Roma per un paio d’anni per compiere un percorso di maturazione e di ulteriore evoluzione: pensiamo ad una edizione 2023 in una città del Nord e ad una successiva edizione 2024 in una città del Sud, per poi tornare tutti assieme nella Città eterna nel 2025, quando peraltro il Meeting giungerà alla decima edizione.

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