Pnrr e turismo

Le misure e le sfide del Pnrr stanno entrando a regime e, dopo le prime esperienze dirette, SIMTUR prova timidamente a proporre un ragionamento e qualche osservazione al Governo presieduto da Mario Draghi, agli amministratori regionali e locali, ma anche alle imprese. Suggerendo 3T…

Lo scenario generale cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza cerca di offrire soluzioni è senza precedenti. Non solo per la grave emergenza da Covid-19 che ha messo a dura prova il sistema sanitario, di sicurezza e di protezione civile, ma anche perché questa colpisce l’economia e la società che già attraversano un intero ventennio di crisi: dall’attentato alle Torri Gemelle del 2001 si sono susseguiti anni di terrorismo internazionale, di difficoltà economiche, di riduzione dei consumi, di lockdown che hanno limitato persino le libertà personali, fino all’esplosione di nuovi scenari di guerra che generano nuove emergenze umanitarie, oltre a rincari delle materie prime e speculazioni finanziarie.

Una morsa cui sembra difficile sottrarsi, soprattutto per i più giovani: millenial e generazione Z sono nati e cresciuti non udendo altra parola che “crisi”, in un clima complessivo di incertezza e di ridotte proiezioni nel futuro, se non di vera e propria sfiducia, trovandosi ad affrontare un crescente divario di reddito della classe media ed un aumento delle povertà, oltre a limitazioni inimmaginabili delle proprie traiettorie di movimento, di crescita, di educazione e di sviluppo umano e professionale.

Una responsabilità storica, in un Paese per vecchi

Ora è il momento del Pnrr, che appare come grande sfida di rilancio mentre invece è soprattutto una responsabilità storica: saranno compiute scelte e spese risorse imponenti per accompagnare le necessarie transizioni green e digitali – senza le quali il nostro Paese rimarrebbe ancorato al Novecento – ma costruendo nuovo debito pubblico sulle spalle delle prossime generazioni di italiani.

Il Next Generation EU – bilancio straordinario da 750 miliardi tra sussidi e prestiti – si è aggiunto a quello ordinario per finanziare gli investimenti degli Stati membri con prestiti, assunti emettendo titoli sul mercato. In particolare il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza (RRF), cuore del NGEU, prevede di erogare 312,5 miliardi di sussidi e 360 miliardi di prestiti. Quest’ultima voce vale 122 miliardi per l’Italia con un saldo che è sempre zero: la Ue si indebita, utilizza i fondi per i prestiti agli Stati e poi rimborsa i titoli emessi per mezzo dei rimborsi di ciascun Paese. Un giro di denaro, dove la convenienza per gli Stati starebbe nel minor tasso che pagherebbero alla Ue rispetto a quello che avrebbero pagato emettendo titoli direttamente. Dobbiamo fissare bene nella mente che una parte del Pnrr è un debito sin dall’inizio (come confermato dal fatto che i 16 miliardi incassati ad agosto 2021 fanno già bella mostra di sé nelle statistiche del debito pubblico).

A maggior ragione, il punto di partenza dovrebbe essere la condizione giovanile in Italia – ovvero l’intensità del divario generazionale – facilmente comprensibile osservando l’indice curato dalla Fondazione Bruno Visentini che, nel suo IV Rapporto, indica come un ventenne nel 2020 sia chiamato a superare il 25% in più degli ostacoli frapposti alla piena realizzazione personale e professionale rispetto ad un pari età di quindici anni fa: una situazione che pone l’Italia in fondo alla graduatoria dei Paesi europei (dato confermato anche da Istat che segnala oltre 3,1 milioni di NEET tra gli under 35 che non studiano, non lavorano e non apprendono. Se si aggiunge a questo anche le difficoltà patite dai giovanissimi nei processi di didattica a distanza, verrebbe da dire che in testa alle priorità assolute, dopo quella della sanità, vi sia quella di programmare senza indugio interventi coerenti, coordinati, efficaci ed efficienti che guardino prevalentemente agli interessi degli italiani di domani. Ci riusciremo?

Pnrr e turismo

Transizioni, Territori, Turismi

I professionisti associati a SIMTUR ritengono necessario garantire uno sguardo privilegiato ai giovani con un potenziamento dei servizi educativi, didattici e formativi, ma anche attraverso un concreto sostegno alla ricerca, allo sviluppo e all’innovazione, da rivolgere nello specifico ai settori che maggiormente possono garantire un’effettiva ripresa economica ma anche un nuovo posizionamento dell’Italia negli scenari geopolitici.

La spinta pubblica può dare i giusti indirizzi ed i giusti incentivi per stimolare le imprese e le startup innovative a diventare protagoniste di un’Italia che può ancora giocare un ruolo di primo piano, diventando “campione del mondo di sostenibilità” nel governo della transizione ecologica planetaria. Se investitori e consumatori di tutto il mondo riconoscono l’eccellenza del design, della creatività, della biodiversità, dello stile di vita, orientando sempre più le proprie scelte in una direzione green, il Bel Paese ha sicuramente una marcia in più nella customizzazione dei prodotti e nelle nicchie di eccellenza ad elevato valore aggiunto. Spingendo le imprese lontano dalle grandi produzioni di massa del Novecento, il Pnrr può orientarle con successo verso orizzonti di sostenibilità, per essere le prime a trarne nuovi vantaggi competitivi.

La domanda di «italianità» è ancora fortissima nel mondo. E, da questo punto di vista, appare quanto mai opportuno assumere definitivamente consapevolezza dell’importanza della pluralità dei nostri paesaggi che, più ancora del patrimonio culturale (spesso “inagito“), caratterizzano l’esperienza di bellezza che tutti si attendono dal nostro Paese. La qualità del territorio va di pari passo con la percezione di qualità della vita e delle produzioni agricole che – direttamente o indirettamente – determinano la metà del Pil mondiale. «In ogni caso – chiarisce il presidente SIMTUR Federico Massimo Ceschinoccorre superare il modello “estrattivo” che conserva la mentalità del “giacimento”, nella cultura come nell’ambiente, ponendo le basi per la più importante delle transizioni: da un approccio di economia lineare ad uno circolare, in cui le risorse consumate siano rigenerate per utilizzi successivi, evitando di continuare a produrre debito nei confronti delle generazioni future».

Formazione, formazione, formazione…

Altro grande tema che SIMTUR pone all’attenzione del Governo è la formazione professionale. «Non intendiamo partecipare al coro di quanti, ritenendo di rappresentare le imprese del settore turistico, chiedono sussidi e interventi di ristoro a pioggia o pongono l’accento sempre sulla carenza di infrastrutture ma disegnare un futuro nel quale i settori chiave dell’esperienza di viaggio in Italia siano supportati da adeguate competenze – prosegue il presidente, lanciando una provocazione – Sembra possibile che nell’atlante delle professioni di un Paese che dice di puntare sul turismo siano presenti solo guide, direttori tecnici di agenzia e animatori di villaggi vacanza?».

Per puntare sull’economia turistica e sul suo indotto sono necessarie politiche di destinazione, pianificate e programmate nel medio-lungo periodo e capaci di generare nuovi livelli di integrazione delle offerte territoriali, fondate sull’identità e sulla biodiversità, attraverso la creazione di brand in grado di trasmettere e favorire le «esperienze di italianità» che risultano ancora in vetta alle preferenze dei viaggiatori di ogni parte del Globo. E quindi sono necessarie professionalità innovative, competenti, multidisciplinari ed empatiche per garantire le connessioni tra luoghi e persone funzionali a generare valore e stimolare una vera e propria “economia delle relazioni” lungo l’intera filiera dell’informazione > accoglienza > narrazione > ospitalità > servizi > esperienze > memorie.

Da questo punto di vista occorre avviare una “rivoluzione dello sguardo” che ponga al centro la domanda e non l’offerta, come purtroppo ci si è limitati a fare nei decenni scorsi, quando l’Italia era la prima destinazione turistica del Pianeta, puntando tutto sulla rendita di posizione. «Se non era chiaro prima della pandemia, oggi dovrebbe risultare evidente a tutti: ogni viaggiatore si sente legittimamente al centro delle proprie traiettorie individuali e della propria esperienza di vita, che va alimentata con percezioni in linea con le aspettative e con servizi a valore aggiunto centrati sulla persona, in termini di accessibilità, di intermodalità, di integrazione e di sostenibilità», conclude Ceschin con una raccomandazione: «Gli investimenti del Pnrr – a partire da Caput Mundi e dalle misure per il turismo – facciano tesoro degli errori commessi in passato, anche nelle precedenti esperienze giubilari, e siano sottratti ad attacchi di entusiasmo febbrile verso nuovo cemento e asfalto: le risorse disponibili in questa circostanza sono quantomai preziose per i cittadini, a partire dai più fragili e dai più giovani, così come per tutti gli abitanti del Pianeta che amano il Bel Paese. Ogni scelta deve mirare a ritessere un tessuto di fiducia, di speranza e di cambiamento: investiamo con decisione nelle persone e nelle competenze».

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