La "nuova normalità" sta per cambiare tutte le attività di viaggio
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5 Giugno 2020
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Serve spirito di adattamento. E’ sempre più questa la soluzione annunciata per superare l’attuale crisi del coronavirus nei settori dei viaggi e dei trasporti, nella “nuova normalità” che attende ogni attività produttiva del Pianeta. Come affermava Charles Darwin, “non è la specie più forte che sopravvive, né la più intelligente, ma la più adattabile al cambiamento”.
Da un lato i brand più forti del mercato, i colossi sostenuti dalle OLTA e le catene alberghiere, certamente troveranno il modo per sopravvivere alla crisi. Dall’altra le realtà più “intelligenti”, anche se con minore solidità e liquidità, che potranno tornare ad essere produttive attraverso il caos, ma soltanto a condizione di adattarsi ai cambiamenti, riposizionandosi per avere successo.
Una tendenza che non riguarda solo gli operatori, ma anche tutti noi viaggiatori: a fronte dei segmenti lusso, che non risentiranno particolarmente della severità delle regole imposte per fronteggiare la pandemia, la gran parte di noi dovrà modificare le aspettative e le traiettorie di viaggio.
La “nuova normalità” sarà così diversa…
La maggior parte di noi non ha mai creduto di potersi trovare nella situazione in cui siamo entrati a causa di Covid-19. Inizialmente ci si aspettava che l’allarme pandemico sarebbe durato qualche settimana e poi saremmo tornati tutti al punto in cui eravamo. Oggi invece, a tre mesi dalla dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è opinione diffusa che le compagnie di viaggio e di trasporto che emergeranno dopo Covid-19 avranno una fisionomia molto diversa da quella con cui sono entrate nel 2020 con prospettive ottimistiche: la “nuova normalità” potrebbe effettivamente rappresentare un viaggio indietro nel tempo, verso una “vecchia normalità” in cui per molto tempo viaggiavamo su aeroplani vuoti a metà.
I cambiamenti che ci aspettano sono numerosi e sostanziali. Si pensi ai viaggi d’affari: manager e dipendenti richiederanno garanzie aggiuntive quando si tratterà di accettare di partecipare a riunioni fuori sede. Sarà necessaria un’organizzazione solida alle spalle, perché le persone vorranno conoscere nel dettaglio cosa li aspetta e non saranno disponibili a correre rischi per un’attività che può essere svolta in videoconferenza o con un sistema di streaming video, di cui ormai siamo diventati tutti esperti.
Le riunioni in presenza rimarranno comunque una parte essenziale del business. C’è ancora qualcosa di molto speciale nell’incontrarsi nella vita reale: una stretta di mano non può essere sostituita da un cenno dinanzi al monitor.
E quindi i viaggi aziendali riprenderanno, anche se potrebbero non raggiungere più le stesse dimensioni che abbiamo conosciuto prima della pandemia. Si stima che la tecnologia sostituirà solo una piccola percentuale di viaggi, tra l’8% e il 10%. Ma sarà l’atteggiamento delle imprese a cambiare e, prima di attivare una trasferta, valuteranno con maggiore attenzione il rapporto costi/benefici.
Mentalità diversa per orizzonti diversi
Un atteggiamento, questo, che probabilmente sarà assunto dalla maggior parte dei viaggiatori. E renderà ogni viaggio più “prezioso”. Non si tratterà di sperare che un viaggio vada bene, ma di essere certi che il viaggio andrà bene. Non è difficile immaginare che la “nuova normalità” finirà per proporre modalità di viaggio molto differenti a persone con “profili di rischio” altrettanto diversificati.
Potremmo essere di fronte ad un reset della mentalità acquisita negli ultimi decenni, che con il moltiplicarsi delle connessioni aeree e l’avvento dei low cost aveva convinto tutti che il mondo fosse tutto a portata di mano.
Ci sono ormai due intere generazioni che sono cresciute con questo convincimento, perché hanno sempre viaggiato in questo modo: per loro sarà particolarmente complesso abbracciare la nuova prospettiva. Ci sarà probabilmente molto spazio per l’innovazione e la creatività nella creazione di nuove offerte di viaggio.
Inevitabile concludere che ci aspettano grandi cambiamenti nel modo in cui guardiamo le cose. In futuro ci sarà una crescente esigenza di equilibrio tra la necessità o il piacere di viaggiare e la salvaguardia della salute, peraltro da considerare in un quadro generale di situazione economica recessiva.
Le rassicurazioni dell’azienda di trasporto o dell’operatore dell’ospitalità non saranno sufficienti, da sole, a generare un capitale di fiducia necessario a risollevare le sorti di una destinazione: il viaggio, nel tempo che verrà, sarà denso di incognite dal momento in cui usciamo di casa fino all’hotel, nei luoghi e negli eventi che visiteremo, fino al ritorno.
Destinazioni come ecosistemi per sottrarsi alla (necessaria) standardizzazione
Le compagnie aeree negli ultimi decenni hanno lottato per distinguersi dai concorrenti adottando sempre nuove tecnologie, migliorando il prodotto e il servizio, ma ora il bisogno primario diventa una rassicurante standardizzazione di procedure, quindi anche di prodotti di viaggio.
Una criticità che non riguarda solo le compagnie aeree o gli aeroporti ma riguarda tutti: dai governi nazionali alle Regioni che hanno un ruolo estremamente importante nel concordare standard di sicurezza che possano essere ritenuti generalmente accettabili. Decisivo il ruolo degli operatori locali: nessuno potrà più pensare di competere da solo, magari contro il vicino, ma l’intera destinazione dovrà diventare un ecosistema in grado di generare rassicurazione dalla prenotazione al rientro a domicilio.
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